L’accusa di Barbera: «Al Lido costi ingiustificabili durante la Mostra del Cinema»
Il direttore Barbera traccia il bilancio di Venezia81: «Più soddisfatto del solito: pubblico in crescita, sale piene e sistema di prenotazione valido». Il nodo dei prezzi di hotel e appartamenti: «Situazione che rischia di essere critica»
I limiti fisici del Lido, l’esperimento di successo delle serie integrali, tutti quei «no» per costruire la Mostra più affollata di divi di sempre. Tra red carpet, cene di beneficenza, masterclass, il Lido sotto gli occhi instancabili del direttore Alberto Barbera è diventato per dieci giorni la calamita del mondo, tra pregi e difetti, con il trionfo del Leone d’oro Pedro Almodovar (“The Room Next Door”) e d’Argento Maura Delpero (“Vermiglio”).
«Venezia81 è stata una fatica estrema, ma lasciatemi dire che sono più soddisfatto del solito» sorride Barbera. «All’attivo c’è la crescita del pubblico che ha segnato il più 12 per cento, così come il riempimento delle sale: negli anni passati un’altalena, stavolta piene dal primo all’ultimo giorno».
Altro elemento di vittoria, il sistema di prenotazione che non ha avuto cedimenti, grazie allo snellimento della procedura per alcune categorie senza prenotazione del posto. I biglietti venduti hanno toccato i 94.703 (più 14 per cento rispetto al 2023) e gli accrediti sono stati 13.866 (più 6,5 per cento).
«L’unica limitatezza è la capienza della Sala Grande, con dimensioni che si stanno rivelando insufficienti alle aspettative dimostrate dal pubblico» ragiona Barbera.
Il Lido non basta più
Qui arriva l’altro lato della medaglia: la Mostra può crescere ancora? «Vedo avvicinarsi un limite, non ci sono altri spazi a disposizione: tutti mi chiedono un Venice Production Bridge più grande, con un mercato autunnale in Europa dopo Berlino e Cannes» spiega Barbera. «Avrebbe grande successo, ma non c’è lo spazio».
Altro neo, i costi. «C’è un numero limitatissimo di camere e di hotel di un certo livello, gli appartamenti hanno una richiesta elevatissima e disponibilità limitata», riassume. «Le persone quindi vanno a Venezia, complicando il problema trasporti, diventa un tappo che costringe a fare levatacce, code lunghissime. Sono problemi di difficile risoluzione e l’aumento dei costi è ingiustificabile: questa situazione rischia davvero di essere critica».
Barbera fa l’esempio di chi si è trovato a pagare, dopo vent’anni di presenza alla Mostra, la propria camera al prezzo doppio. Questa riflessione l’ha raccolta il presidente della Biennale Pietrangelo Buttafuoco, che ha promesso che verrà fatto un ragionamento ad ampio raggio. Magari anche con il ministro della Cultura Alessandro Giuli, che ha scelto la chiusura della Mostra per la sua prima apparizione pubblica.
Tutti quei no
Tra le sfide di Venezia81, sicuramente c’è la mailbox piena di richieste per sfilare sul red carpet. Però, di influencer se ne sono visti pochissimi.
«Abbiamo lavorato a lungo per cercare di alzare la qualità, ho detto di no a tanti» rivela Barbera. «Niente vestiti scosciati, stilisti di livello inadeguato, pochi influencer. C’è un ufficio che smista le richieste, devono essere motivate. Poi, i casi dubbi arrivano comunque a me. Avevamo la preoccupazione che la forte presenza di star potesse offuscare i film, ma anzi: il divismo è una componente di cui non si può fare a meno».
Le richieste crescono in maniera esponenziale, di pari passo ai film che sono stati visionati e alla durata che non ha scoraggiato gli spettatori.
Il trionfo delle serie
Sono la novità dell’edizione, da “M-Il figlio del secolo” a “Horizon”, le serie integrali hanno rivelato tutto il loro potenziale.
«Fino all’ultimo eravamo incerti», racconta Barbera, «sono andate benissimo, anche con l’aggiunta di Kevin Costner all’ultimo momento. Come Mostra abbiamo sempre preso rischi che ci hanno premiato, è il segno che la nostra volontà di restare aderenti alla fluidità del cinema contemporaneo porta risultati positivi».
Un’esperienza troppo fresca per decidere se creare una sezione apposita per le serie. «C’è ancora una separazione netta tra serie e film, sono due universi diversi dal punto di vista produttivo», spiega Barbera, «Dare premi? Me lo hanno chiesto, ma non si può fare: certo, in futuro nessuno è in grado di prevedere. Abbiamo ricevuto serie con una forma cinematografica, vedremo cosa arriverà: decidere a priori può rivelarsi un boomerang».
Continuità con il passato
Di fronte alla riconferma del mandato, Barbera ha anche affrontato il cambio di guardia da Cicutto a Buttafuoco. «Grazie alla sua enorme cultura, Buttafuoco si è rivelato un presidente di garanzia» afferma.
«Non c’è mai stata ingerenza, in un clima di estrema serenità e collaborazione. Si lavora in continuità con il passato: Buttafuoco ha percepito la rilevanza internazionale della Biennale e l’importanza di non metterne a rischio il capitale di credibilità».
Lo sguardo al futuro
Sulla prossima Mostra, già in calendario dal 27 agosto al 6 settembre, Barbera si riserva di ragionare dopo una piccola pausa di dieci giorni. Il figlio in arrivo, la caccia al film che diventerà intensa da gennaio, trovare il giusto equilibrio per dar forma alle Giurie, il direttore è pronto.
«La Mostra non è mai stata un organismo strutturato e immobile, ogni anno si è adeguata ai cambiamenti, oltre ad anticipare le nuove tendenze: penso a Biennale College, a come siamo diventati un punto di riferimento per la realtà immersiva. Negli anni abbiamo leggermente modificato la struttura perché il cinema è in un periodo di grandi cambiamenti e trasformazione. Non si può restare immobili: bisogna essere reattivi».
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