A Parigi i quarti più belli di sempre: sabato sfida fra l’Haka e Zombie, domenica la Francia vuole sfilare la coppa dalla bacheca Springboks
Quarti a Parigi che paiono due finali, che dovrebbero essere le finali, visto che i quattro team coinvolti sono le prime quattro teste di serie da anni: Irlanda Nuova Zelanda (sabato 14 ottobre, ore 21) e Francia Sudafrica (domenica 15 ore 21, la pretendente al titolo e la vincitrice del 2019).
Quarti a Marsiglia che paiono esami di riparazione: Galles Argentina (sabato 14 alle 17) e Inghilterra Figi (domenica 15 alle 17). I Galles primi nel girone più equilibrato dove pure il Portogallo con 8 punti ha detto la sua (per un piazzato errato all'80' contro la Georgia non ha raggiunto Inghilterra e Figi a 11 punti), meritevole di perdere contro i figiani (palla caduta di mano a Radadra); Argentina al punto più basso degli ultimi 15 anni dove invece ha sempre mostrato una progressione in avanti. I Puma hanno un serbatoio di giocatori che garantisce l'alto livello, ma partite come quelle contro Samoa dimostrano un calo pericoloso o una litigiosità interna ben mascherata. In panchina un allenatore vincente come l'australiano Cheika con cui hanno battuto per la prima volta gli All Blacks, ma di quella squadra sono una copia sbiadita.
E poi l'enigma Inghilterra Figi, giocata a Twickenham un mese fa con la vittoria degli isolani, ma poi nel corso del torneo l'Inghilterra ha ritrovato solidità (la vittoria sui Pumas giocando in 14 per 75' su tutte) mentre i figiani volanti hanno mostrato di non poter tenere la concentrazione, specie degli avanti, per più di due partite di seguito. Sono tornati naif contro il Portogallo, perdendo all'ultimo.
Ma torniamo al piatto forte del weekend: inutile guardare le formazioni annunciate. Di importante c'è il ritorno in campo di Dupont, talismano della Francia mentre in regìa il Sudafrica fa partire Faf De Klerk dalla panchina e promuove Reinach dietro la mischia, conferma Libbok all'apertura e lascia Pollard (chiamato a metà torneo per la precisione del piede) come rincalzo, mentre in mischia a numero 8 torna il senatore Vermeuleun al posto di Wiese. Lo scontro fisico, già visto fra gli Springboks e la Scozia e poi contro l'Irlanda sarà feroce. Le tre terze dei Bleus (Jelonch, Aldritt e Ollivon) sono chiamate all'impresa della vita.
Tra Francia e Sudafrica l'ultimo precedente ai mondiali risale alla semifinale del 1995 a Durban, l'anno di Invictus sotto gli occhi di Mandela. Una partita che non si sarebbe dovuta giocare per un monsone che allagò lo stadio, ma il regolamento avrebbe fatto passare la Francia. Una partita con la meta fantasma di Benazzi che l'arbitro Bevan non concesse, fatta all'interno di una pozzanghera dove si rischiava l'annegamento. Per Berbizier, ct di allora fu un furto, in campo come mediano di mischia c'era Galthiè attuale ct dei Bleus.
Allo Stade de France lo spettacolo apre con Nuova Zelanda-Irlanda. Il gruppo guidato da Sexton, dopo 4 anni di leadership nel ranking, quattro vittorie su sei sugli All Blacks non può sciogliersi al sole come a Japan 2019 nello stesso identico quarto. E' l'anno della maturità della consacrazione per una Nazionale ex cenerentola in Europa, rinata da quando esiste il Sei Nazioni, la Celtic league e una programmazione che non ha sbagliato quasi nulla. La Nuova Zelanda può mostrare ancora di essere la più forte, ma siamo al canto del cigno dei due gruppi che fusi assieme si sono dati il testimone nelle vittorie iridate del 2011 e del 2015. Comunque vada, gli All Blacks saranno rifondati. Ma non cederanno gratis sabato in campo. Risuonerà alla fine l’Haka oppure “Zombie” dei Cranberries scelto dai 50mila irlandesi che seguono la nazionale del trifoglio come inno di vittoria?
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