All Blacks in finale in attesa di Inghilterra Sudafrica
Nuova Zelanda prima finalista passeggiando sull'Argentina, il severo 44-6 ed è un quasi record perché bisogna risalire al 1987 per un punteggio peggiore (All Blacks – Galles 49-7) in tempi "pro" nessuna è stata vinta con un margine maggiore di 8.
All Blacks in finale per la quinta volta (ne ha vinte 3 su 4) e sabato 21 ottobre dallo Stade De France salterà fuori la contendente: contro l'Inghiterra sarebbe un match inedito, contro il Sudafrica invece la replica di "Invictus" il magico epilogo del 1995 a Johannesburg davanti a Mandela vinto per la differenza di un piazzato di Joel Stransky (qualcuno se lo ricorda mediano di apertura del San Donà quell'anno?). Il "clash of titans" come ricordava una maglietta celebrativa stampata nottetempo.
E se i pronostici danno gli Springboks all'ultimo atto (sabato 28 ottobre, ore 21, diretta Rai e Sky) ai danni dell'Inghilterra, bisogna pur ricordare che la legge dello sport è fatta di continui rimandi e questa semifinale è la rivincita di Tokyo 2019 e pure di France 2007, ovvero gli ultimi due titoli sudafricani sempre ai danni degli inglesi.
I bianchi di Bortwick sono gli unici delle quattro semifinaliste a percorso pieno, mai sotto i riflettori, con molto turnover nei ruoli chiave arrivata sin qui senza spendere troppo.
Serbatoi pieni o mezzi vuoti (Springboks d'acciaio ma usciti vivi da tre incontri di boxe), sarà sicuramente una partita meno scontata.
Restando sul raziocinio questo mondiale è stato spaccato in due dalla composizione dei gironi: i primi due (quelli di Irlanda, Francia, Sudafrica e Nuova Zelanda) dove si è lottato alla morte e gli altri due dove l'inerzia è stata raramente scossa da grandi battaglie.
I Pumas hanno perso contro l'Inghilterra in 14 per 75 minuti, hanno vinto giocando malissimo contro Samoa, possiamo dire che l'unico exploit sia stato contro il Galles ai quarti.
L'Argentina di Cheika (che potrebbe aumentare il numero dei successi del suo palmares da coach se riuscisse venerdì 27 a vincere il bronzo) paga il quadriennio del Covid con taglio dei suoi Jaguares nei tornei che contano (il Super 15 ad esempio è stato giocato dalle società dei singoli stati) e la selezione è tornata ad essere quella della nutrita legione straniera, dei singoli impegnati con i club europei.
C'è una logica in questa sconfitta che arriva però in una semifinale dove le prime del ranking Francia e Irlanda non ci sono.
E andiamo alla partita dove oltre alle 7 mete subite, fanno notizia i quattro errori alla piazzola delle trasformazioni di Mo'unga. Sette mete (tre di Jordan) di cui una realizzata dall'ala più in forma al mondo (31 mete in 30 partite) mentre gli All Blacks giocavano in 14 per il giallo a Scott Barrett autore di un fallo scorrettissimo dall'interno di una ruck (ha schiaffeggiato l'ovale in mano al mediano).
Non c'è stato un momento in cui gli Argentini hanno potuto opporsi o hanno visto premiati gli sforzi. Non c'è stata una discesa in cui non siano tornati con punti veri, se non per i due piazzati concessi dai tuttoneri nella prima mezzora.
Cane e soci hanno danzato con l'ovale in mano, hanno mostrato come azioni rotte, palle perse, passaggi schincati potessero trasformarsi in attacchi letali.
Quasi un allenamento per la finale. Gli spazi che Mo'unga crea con tagli verticali, gli assist dei cross di Jordie Barrett, la sofferente solidità di terze come Frizell e Savea, il lavoro sporco di Whitelock unico al mondo a poter giocare una terza finale e puntare a un terzo titolo.
Lo spettacolo non è mancato fra Pumas e All Blacks, è mancata una contendente e, quando, nel finale oltre alla sirena gli argentini hanno cercato di segnare almeno una meta, sono stati freddati da un recupero di Mo'unga che spinto la palla fuori della linea di touche.
I 44 punti all'Argentina in semifinale valgono i 96 inflitti nella poule all'Italia. Anzi è pure peggio, andare a giocarsi il bronzo con una punizione del genere nel groppone. Non è assolutamente una consolazione, ma la conferma che esiste un alto livello per la Coppa del mondo che non è, come ha precisato Michael Cheika nel dopo partita: "Un test di novembre, una partita di Championship, è il mondiale e a questi livelli tamponare una fase o due come abbiamo fatto noi non basta".
Argentina Nuova Zelanda 6-44
4' cp Boffelli (3-0), 10' m. Jordan tr Mo'unga (3-7); 16' J.Barrett nt (3-12); 34' cp Boffelli (6-12); 37' cp Mo'unga (6-15); 42' m. Frizell (6-20).
St.
42' m. A.Smith tr. Mo'unga (6-27); 48' m.Frizell tr. Mo'unga (6-34); 62' m. Jordan nt (6-39); 71'm. Jordan nt (6-44)
Arbitro: Gardner (Australia)
Note: 66' giallo Scott Barrett (0-5), 77653 spettatori
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