Il Mondiale di Francia, riparte da Saint-Etienne, un ricordo che ancora brucia dal 2007

Fabrizio Zupo
La Nazionale di rugby a Palazzo Chigi a Roma per il via all'avventura mondiale
La Nazionale di rugby a Palazzo Chigi a Roma per il via all'avventura mondiale

Bourgoin (Francia)

Oggi (4 settembre) gli Azzurri fanno il primo allenamento in Francia nel campo di Chapiteau Presse a Bourgoin. Ma venerdì la Coppa si apre col botto di Francia-Nuova Zelanda (girone dell’Italia) e sabato è già la prima del nostro mondiale quasi impossibile a Saint-Etienne dove finì quello del 2007, la delusione più bruciante della recente storia ovale.

Storpiando Steinbeck “L’autunno del nostro scontento” consumato per 2 centimetri fuori dai pali sulla punizione di Bortolussi (il corrispettivo ovale di Baggio nel ’98 a Parigi) a un amen dalla fine contro la Scozia per entrare nei mai raggiunti Quarti di finale. Serata brutta per migliaia di tifosi arrivati in auto dall’Italia allo Stade Geoffroy Guichard: la delusione dopo un 6 Nazioni meraviglioso iniziato con la vittoria sulla Scozia a Edimburgo e ribadita una settimana dopo con il Galles. Una serata con Troncon all’ultima partita in azzurro che la chiude calciando fuori, restando poi in campo a sventolare un tricolore; Mauro Bergamasco che urla dentro il cerchio dei compagni, capitan Bortolami rimasto fuori con un collare protettivo, Berbizier che lascia il raduno sotto la pioggia.

L’Italia più forte del Sei Nazioni (dei Castrogiovanni e dei Dellapè) che avrebbe dovuto finalmente raccogliere. E dopo 16 anni e altri tre mondiali, i Quarti sono ancora una chimera e però la Nazionale è tutta nuova. I migliori junior nati a cavallo del millennio, sbozzati dal sergente Franco Smith e forgiati alla caserma del Covid che li ha costretti a convivere mesi in una bolla.

E, da due anni, Kieran Crowley, l’uomo di Kaponga, il rifinitore: gentile, sorridente, sicuramente non uno sperimentatore delle nuove teorie rugbistiche. Ma capace di dare una svolta scegliendo un capitano di energia e di esempio come Lamaro e non una “chioccia”, lasciando ad altri leader regìe tecniche in mischia e touche senza il fardello del capitanato. E di far correre a briglie sciolte questi ventenni.

Man mano che ne sono arrivati altri (Lorenzo Cannone, Zuliani, Capuozzo, Menoncello, Nicotera, Marin) il gruppo che sarà maturo nel mondiale ’27, si è preso soddisfazioni (Galles, Australia, Samoa, Giappone).

Il calendario, per quanto impossibile (passano in due, il terzo posto dà la qualificazione al 2027) è per una volta decente. Sabato alle 13 la Nambia, pausa di 11 giorni e il 20 a Nizza l’Uruguay: una partenza lenta, per poi scalare due volte il Massiccio centrale a Lione il 29 (All Blacks) e venerdì 6 ottobre (Francia) fra oltre un mese. Non arriveremo affaticati e non avremo alcuna pressione. Saranno i Bleus se dovessero perdere all’esordio, a friggersi umoralmente sino alla pratica Italia.

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