A caccia dei segreti del maratoneta
Anche l’Università corre per Sant’Antonio: tra i runner della maratona quest’anno c’era anche Marco Bergamin, coordinatore dell’equipe di ricerca universitaria che da qualche tempo testa lo sviluppo dei sensori inerziali (realizzati da Motux Srl, azienda di Riese Pio X nel Trevigiano che fa parte del gruppo 221e Srl). Sul corpo di Bergamin c’erano nove sensori: due per arto e uno sulla nuca. L’obiettivo: registrare più informazioni possibili sui movimenti del corpo in corsa. L'acquisizione di accelerazioni e spostamenti angolari in tre dimensioni dovrebbe chiarire tutta la fluidità (o la fatica) durante la corsa di un maratoneta: un mistero ancora oggi parzialmente oscuro, che rende così difficile l’imitazione meccanica. È la prima volta, a livello nazionale, che viene compiuto un esperimento di questo genere. Il gruppo di lavoro è composto da Edy Vettoretto e Thomas Antonello, rispettivamente software designer e ingegnere elettronico di Motux, e da un team di ricercatori dell'Università di Padova. «L'intesa tra l’ateneo e Motux nasce dal riconoscimento dello strumento come dispositivo innovativo», spiegano Vettoretto e Antonello, «capace di registrare i movimenti e successivamente, tramite apposito software, dare indicazioni sulle prestazioni e i movimenti eseguiti». Le piccole dimensioni e la leggerezza del sensore (meno di 16 grammi) ne consentono un facile utilizzo sia durante l’attività fisica, che durante l’applicazione di protocolli di analisi biomeccanica. «Lo strumento, che tra breve sarà anche in commercio», concludono, «ha le potenzialità per diventare un sistema di riferimento nella valutazione funzionale in molteplici contesti sanitari e di ricerca in ambito sportivo».(s.q.)
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