A-sex, il futuro della moda è già qui
VENEZIA. L’abito non fa il monaco e non cercate più le gonne nel guardaroba femminile. Non le troverete. La provocazione arriva dalla passerella di “Fashion at Iuav 2015”. Dopo l’addio a Treviso dell’università, la decima edizione della sfilata dei corsi di laurea in Design della Moda ha debuttato ieri sera a Venezia. Abiti e non solo, è andato in scena un manifesto rivoluzionario con riferimenti al dibattito italiano sul “gender” e accenni a quanto sta accadendo fuori dai nostri confini: con gli Stati Uniti che dicono sì ai matrimoni gay mentre l’Europa spinge per il riconoscimento delle unioni civili. Un armadio delle idee prima ancora che dei vestiti. Forte e chiaro il messaggio firmato dai laureandi dello Iuav: «La moda si faccia “A-sex”».
Agli ex magazzini Frigoriferi sul canale della Giudecca, hanno sfilato dunque capi asessuati e asessuali, non certo anonimi, ma neppure rapportabili al genere inteso come maschile o femminile. Differenze che la moda stessa ha sottolineato, per anni, e che adesso rifiuta dichiarandosi interprete dei tempi che cambiano. In che modo? Destrutturando, deformando e ammorbidendo le forme di giacche e pantaloni, sfumando in chiave unisex.
«Il concetto è di non soffermarsi unicamente sulle distinzioni» spiega Gabriele Monti, docente di Design della Moda «gli studenti hanno rifiutato l’idea di genere come costruzione culturale e l’hanno raccontata sperimentando e progettando dei modelli che non sono un’uniforme per connotare uomo o donna. Lo hanno fatto con i tessuti di Marzotto, Bonotto e Paoletti, concentrandosi sui particolari sartoriali, per esempio».
La futura classe creativa italiana ha preso posizione e così lane, cotoni e tulle anticipano il tessuto culturale e ideologico, leggendo il presente e immaginando il futuro. La soluzione è una terza via: dove lo stile è per tutti. Il rosa e l’azzurro si mescolano, la giacca di un certo materiale è per entrambi i sessi, ma solo all’apparenza i due capi sono uguali. Se li si guarda più da vicino compare la differenza nel dettaglio che può essere un filo, una cucitura, un bottone. Insomma la diversità c’è ma non troppo. Impercettibile e mai urlata, comunque dichiarata. Come ben hanno sottolineato le collezioni degli alunni della magistrale con Ester Rigato, Francesca Cifani, Francesca Piacentini, Adriana Suriano, Filippo Soffiati, Marta Busatto e quelle della triennale con gli accessori di Chiara Aneloni, Lucia Villanova, Jessica Crespan, Erica Tasinazzo, Micol Bano, Valentina Carbone, Sara Tognoni e Sara Trame.
È notte ormai quando l'ultimo abito rientra nel backstage tra gli applausi del pubblico. Si è abbassato il sipario di “Fashion at Iuav” che per due giorni ha animato la laguna con dibattiti e mostre, omaggio all'Italia che è di moda. È stato un momento per parlare bene del nostro Paese, con le testimonianze di esponenti illustri come Fausto Puglisi, designer di Ungaro, Adriano Franchi di Altaroma, Alberto Baban vicepresidente di Confindustria, Andrea Tomat, presidente di Lotto e Stonefly e Renzo Rosso di Diesel.
«Il bilancio dell’iniziativa è più che positivo. La nostra scuola continua a rafforzarsi sul territorio e a dialogare in modo paritario con le altre grandi scuole di moda del mondo» commenta Maria Luisa Frisa, direttore del corso. «La riflessione che ci lascia questo evento è che l’Italia deve tornare ad essere di moda. Tutti i presupposti ci sono, abbiamo le qualità e c’è la volontà sul piano nazionale. Il sistema moda va riorganizzato e la formazione rappresenta uno dei cardini di questo processo». (v.c.)
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