A Terranegra gli africani suonano la gioia di vivere

C’è un’evidenza nella cultura tradizionale africana: la musica. Note e ritmi scandiscono il percorso che accompagna l’uomo dalla nascita alla morte. Dall’avanzata del giovane che vuole sedurre la sua bella battendo il tempo con le percussioni, ai messaggi urgenti tra villaggi, ancora una volta affidati al suono dei tamburi, alla sofferenza dei canti del lutto. E se c’è un momento in cui questa evidenza è esplosiva, quello è il rito sacro.
Partecipare a una liturgia africana è senza dubbio saggiare un frammento dell’antica cultura animista dell’Africa subsahariana. Non serve volare nel continente nero: è sufficiente partecipare alla messa della missione africana francofona di San Gaetano a Terranegra, in via XX aprile 1944. Le prime religiose sono arrivate 15 anni fa ospiti della parrocchia di San Gregorio. Oggi sono “padrone” di casa nella missione con il rettore, padre Benoit N’Da Adou (arrivato quasi cinque anni fa) e con una comunità di 200 fedeli, tutti perfettamente integrati. Provengono da sei paesi: Benin, Camerun, Costa d’Avorio, Congo, Senegal e Togo. Fra loro parlano francese, ma conoscono molto bene l’italiano. Lingua alla quale ieri hanno scelto di dare più spazio in segno di ospitalità per la presenza di numerose famiglie padovane e due figure di rilievo della Diocesi: padre Daniele Prosdocimo, vicario della pastorale cittadina e don Elia Ferro, responsabile dei migranti. Dunque si canta all’ingresso del celebrante; si battono le mani in esultanza al momento del vangelo; si balla all’offertorio rivoluzionando la questua alla quale siamo abituati: non è la chiesa che “chiede”, ma la comunità che offre danzando verso l’altare con ceste ricche di ogni ben di dio.
Fratellanza, unione, rispetto e amore non sono più parole ma fatti. Si respirano con l’allegria di rendere grazie al Signore e a lui affidare gioie e dolori. Balli e canti servono a coinvolgere anche i bambini e i ragazzi e, grazie all’associazione Ebene (composta esclusivamente da donne: sinonimo di generosa efficienza), l’impegno di non dimenticare le proprie tradizioni: non importa quanto lontani da casa si viva, nessuno potrà mai portare via a un popolo la sua cultura. Il viaggio virtuale si può ripetere domenica prossima, 15 luglio: messa alle 10.30 e poi un serrato programma culinario e culturale che incanta con la forza della gioia di vivere.
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