Astragalo e caviglia, la protesi è in 3D: intervento record al Policlinico di Abano

Eseguito un intervento raro e complesso di protesi in 3D. Valcarenghi: «Soluzione personalizzata per il paziente»

Federico Franchin
Il team che ha eseguito l’operazione, ultimo a destra Andrea Valcarenghi
Il team che ha eseguito l’operazione, ultimo a destra Andrea Valcarenghi

Al Policlinico di Abano è stata impiantata la prima protesi in titanio del 2025 per sostituire l’astragalo, un osso che è parte dell’articolazione della caviglia.

Al paziente è stata impiantata anche una protesi di caviglia. Sono state in tutto il mondo in totale solo 25 le operazioni simili eseguite lo scorso anno, combinando protesi di astragalo e caviglia.

L’intervento, eseguito con una tecnica che prevede un approccio personalizzato e in 3D, è stato effettuato su un paziente di 58 anni, operato il 20 gennaio scorso e dimesso il 23 gennaio, affetto da una grave necrosi associata ad artrosi, una condizione patologica che porta l’osso interessato a collassare. Il decorso post operatorio non ha presentato problematiche.

L’utilizzo combinato delle due protesi rappresenta una soluzione chirurgica che si può utilizzare quando viene riscontrata questa grave forma di necrosi, che causa molto dolore e limita in maniera significativa la deambulazione, con conseguente zoppia, e lo svolgimento delle attività quotidiane.

Se l’astragalo si sbriciola non si può procedere alla protesica tradizionale con componenti che si appoggiano alla superficie dell’osso, ma bisogna ricorrere a una ricostruzione completa della parte danneggiata grazie allo studio della tac 3D eseguita su entrambe le caviglie.

Lo specialista Andrea Valcarenghi, responsabile dell’unità funzionale di Chirurgia del piede e della caviglia del reparto di Ortopedia e traumatologia, in collaborazione con il professor Antonio Volpe, senior consultant, e i colleghi Marco Zamperetti, Fulvio Ferraresi e Luca Di Lenarda, ha utilizzato una metodica che consente di accoppiare la protesi standard della tibia a una “fatta su misura” dell’intero astragalo. La degenza standard è di due o tre giorni con inizio della riabilitazione tre-quattro settimane dopo l’intervento.

«Con questo intervento – spiega Valcarenghi – il chirurgo può offrire una soluzione per un trattamento personalizzato. Si riducono, inoltre, i tempi di esecuzione dell’intervento e di recupero post-operatorio e sono più brevi il ricovero e la ripresa della mobilità».

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova