Acquedotto, l'opera ora è completa

Pronto l'ultimo tratto della condotta da 42 chilometri tra Padova e Vicenza
I “PADRI” DEL PROGETTO. Da sinistra, Cesare Pillon amministratore delegato di Aps, Aldo Fontana consigliere, il progettista Franco Berti e Alessandro Baroncini direttore
I “PADRI” DEL PROGETTO. Da sinistra, Cesare Pillon amministratore delegato di Aps, Aldo Fontana consigliere, il progettista Franco Berti e Alessandro Baroncini direttore
 
Le tariffe dell'acqua a Padova sono tra le più basse d'Italia, un euro per metro cubo; l'acqua potabile del famoso acquedotto di Parigi si paga 3 euro e 45 e in Danimarca il prezzo è ancora più salato: 6 euro al metro cubo. Insomma, la nostra acqua è a buon mercato, abbondante e pulita, ed è classificata come oligominerale, tale e quale l'acqua in bottiglia. Vediamo perché.
 Padova ha tre acquedotti. L'ultima creatura di Acegas Aps, progetto e direzione dei lavori dell'ingegner Franco Berti, ha visto in questi giorni la realizzazione dell'ultimo tratto, il più ostico. Entrerà in funzione nel mese di agosto. Colpisce per l'imponenza. L'acqua scorre in condotte d'acciaio di 1300 millimetri, dentro ci sta comodamente un uomo. La miniera idrica è sempre la stessa, il «materasso» d'acqua purissima, già individuato nel 1800 da Vincenzo Stefano Breda, formato dalle risorgive che sgorgano dall'accumulo idrico di origine prealpina. La prima adduttrice che porta acqua potabile in 12 Comuni del padovano tra cui Padova, Abano e Piove di Sacco, viene convogliata alle reti cittadine dall'Oasi di Villaverla nel vicentino mediante una canaletta costruita nel 1888; il secondo cordone ombelicale idrico fu realizzato negli anni Cinquanta, trasporta acqua in pressione. I due impianti portano dal vicentino ai rubinetti di Padova circa 1400 litri al secondo di acqua potabile.  
LA PRESENTAZIONE.
Ieri, nella sede di Aps di via Corrado, Cesare Pillon, amministratore delegato di Aps, il consigliere Aldo Fontana, il progettista Franco Berti, il direttore generale Alessandro Baroncini hanno presentato il terzo acquedotto: attinge alle acque sotterranee a nord di Vicenza e segue un percorso verso Padova parallelo agli altri due. L'opera complessiva, 42 chilometri di condotta, è costata 30 milioni di euro. Il completamento del tratto che comprende l'attraversamento del fiume Tesina, in Comune di Torri di Quartesolo (Vicenza), con condotte idriche in subalveo, poco meno di 2 milioni di euro. E' stato necessario attraversare la roggia Caveggiara e il Tesina che ha regime torrentizio, tumultuoso e con forti correnti. La realizzazione è stata difficile, il Tesina è straripato tre volte, bloccando i lavori. Inizialmente si pensava di lavorare in subalveo, facendo passare le condotte sotto il letto del fiume. Ma il Tesina è un canale sospeso e sarebbe stato pericoloso. Si è preferito, risparmiando 1 milione di euro, applicare una tecnica «a cavaliere», cioè posare le condotte sul fondo del fiume. Sia nel caso della roggia Caveggiara che in quello del Tesina, con un sistema di sifoni, nell'atto dell'attraversamento si passa dal vettore d'acciaio di 1 metro e 30 a due tubi gemelli di 90 centimetri e si provvede ad un ancoraggio sicuro con un sistema di parancole e gabbioni.  
RETI COLABRODO.
Il terzo acquedotto non è stato realizzato per irrobustire la quantità d'acqua erogata ma con funzioni di sicurezza per offrire complemento e alternative nel quadro del sistema complessivo. Si tratta quindi di un investimento in sicurezza: acqua sicura per la città, buona e abbondante. L'hardware idraulico italiano è un colabrodo. Il 50 per cento dell'acqua non arriva ai rubinetti, si perde per strada; in Puglia, addirittura, le perdite raggiungono il 95 per cento. A livello comunitario è stato previsto un investimento di 65 miliardi di euro per risanare le condutture. Anche da questo punto di vista la situazione di Padova è felice: l'emorragia d'acqua tenendo conto anche del comprensorio piovese, si aggira sul 27%.

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