Addio ad Alberto Sgaravatti Ultimo della dinastia di vivaisti

SAONARA. Nel 2020 i vivai Sgaravatti compiranno duecento anni, ma lui non ci sarà per festeggiare questo eccezionale anniversario. Alberto Sgaravatti, ultimo esponente della famiglia fondatrice degli omonimi vivai e di tutto il florovivaismo saonarese, è morto improvvisamente, per un arresto cardiaco, lo scorso 5 agosto a Padova.
Per volontà della famiglia la notizia della morte è rimasta riservata, e il funerale si è svolto in forma privata nella basilica di Santa Giustina, dove oggi viene celebrata la messa di trigesimo.
Alberto Sgaravatti riposa al cimitero di Dolo, dove è sepolta la madre, originaria proprio del comune rivierasco. Nato nel 1928 da Angelo, nipote e omonimo del capostipite, creatore a Saonara nel 1820 del primo vero vivaio dove non si coltivano più solo ortaggi ma fiori e piante ornamentali, Alberto diventa dottore in giurisprudenza e inizia a lavorare in azienda prima dei trent’anni. In quel periodo i vivai Sgaravatti rappresentano un’impresa con pochi eguali in tutta Italia: fornitori della Casa Reale italiana, di prìncipi europei e di ministeri, danno lavoro a centinaia di persone e sin dal 1860 vendono per corrispondenza in tutta Europa.
Realizzano magnifici giardini e le copertine dei loro cataloghi vengono spesso illustrate da grandi artisti. Angelo però si stacca da fratelli e cugini, e con il figlio Alberto crea una nuova azienda, che prende il nome di “A. Sgaravatti Vivai”; anche i terreni acquisiti a Roma e Pistoia vengono divisi.
Alberto continua la sua attività di successo in successo: ottiene appalti per la manutenzione dei campi sportivi dei coni, fa parte di prestigiose giurie internazionali, importa per primo dall’Australia una nuova pianta da frutto, l’actinidia, divenuta popolarissima con il nome di kiwi.
Negli ultimi anni, trascorsi tra Roma e la casa di Prato della Valle a Padova, Alberto e la moglie Renata, direttore tecnico dell’azienda, si sono dedicati ad una clientela molto selezionata, curando anche la fornitura e la manutenzione delle piante per i giardini della Farnesina.
«Abbiamo perduto un uomo e un imprenditore di eccezionale valore, che ha saputo coniugare tradizione di famiglia ed innovazione» così lo ricorda Renata, che lo sposò nel 1986 «Io ho perduto un marito straordinario, che mi è stato sempre vicino, nei momenti facili come in quelli difficili».––
Patrizia Rossetti
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova