Addio all’inventore di Barbapapà

PARIGI. Resta di stucco, è un barbatrucco. Tutti i bambini conoscono la frase cult di Barbapapà (dall'espressione francese Barbe à papa, zucchero filato). Il personaggio morbidoso, gommoso e duttile - con la sua numerosa colorata famiglia di Barbamamma e ben sette Barbottini - invecchia benissimo e piace anche ai bambini di oggi. Il suo “papà”, invece, è scomparso ieri a Parigi all'età di 82 anni. Talus Taylor, artista americano di origine irlandese, da sempre residente in Francia, è stato uno dei fumettisti più noti e allo stesso tempo più riservati. Nato a San Francisco, con un passato giovanile classicamente hippy, era noto per la proverbiale maniacalità nel suo lavoro al punto che non diede l'autorizzazione anni fa ad una serie animata giapponese pronta su Barbapapà perché ritenuta «non all'altezza», dando solo successivamente il permesso.
La nascita del suo personaggio avvenne nel pieno del Maggio francese, ma di politico quella storia ha ben poco. «Ero un giovane insegnante di matematica e Annette era una studentessa di architettura alla Sorbona», aveva raccontato in un'intervista l'artista, ospite di Cartoons on the bay nel 2009. «In quel bistrot francese, mentre gli studenti parlavano di filosofia e rivoluzione, io cercavo di conquistare Annette e cominciai a fare disegni semplici sulla tovaglia. È nato così il personaggio e anche il mio matrimonio». Il mondo di Barbapapà dopo 45 anni continua ad affascinare: semplice e coccoloso, con una vocazione ambientalista quanto mai d'attualità. La serie a fumetti, firmata da Annette Tison e Talus Taylor, fu pubblicata in Francia dal '70, edita in tutto il mondo in 30 lingue (in Italia da Mondadori). Ha dato vita ad un film e a varie serie televisive ancora oggi molto amate, trasmesse dalla Rai e da Nickelodeon. «Siamo riusciti a toccare il cuore dei bambini negli anni '70 e poi negli '80, ora quei bimbi sono genitori e con i loro figli continuano a seguirci. Abbiamo grande senso di responsabilità nei loro confronti. Barbapapà comunica infatti un senso della famiglia che tranne l'eccezione dei Simpsons non è mai compreso nei cartoni animati».
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