Adunata degli Alpini a Piacenza, da Padova partono in 1.200

Dopo mesi di organizzazione, di tende, materassini, brande, damigiane e parenti da catalogare e ricordarsi di caricare in pullman, auto o furgoni, adesso tutto è pronto. Domani, o al massimo venerdì, si parte. Destinazione Piacenza, che il 10-11 e 12 maggio ospita l’86a Adunanza nazionale degli Alpini, quella che l’anno scorso era a Bolzano e l’anno prossimo il 9-10-11 maggio sarà a Pordenone. Un evento che da tutt’Italia sposta all’incirca 400 mila persone, di cui 130 mila sono alpini (su 380 mila iscritti all’Ana, associazione alpini) e gli altri accompagnatori, simpatizzanti delle “penne nere”. Penne che, giusto per la cronaca, sono nere (di corvo) per la truppa, marroni (d’aquila) quelle sul cappello dei sottufficiali e bianche (di oca) per ufficiali e generali.
Va da sé, partenze in massa anche da Padova, dove a tirare le fila organizzative è Lino Rizzi, 60 anni, che di lavoro gestisce una società di servizi e, con sconfinata passione, presiede la sezione dell’Associazione nazionale alpini di Padova e Rovigo che conta tremila soci suddivisi in 37 gruppi, ognuno con un proprio responsabile. Tra i più numerosi, i gruppi di Rovigo, Padova (che ha quattro gruppi cittadini), Cittadella, Camposampiero e Piove di Sacco. Padova ha ospitato due raduni nazionali, nel 1976 e nel maggio 1998.
Dei tremila soci “locali”, sono sul piede di partenza per il mega raduno di Piacenza in 1200, comprese dieci “alpine”, giovani donne che hanno fatto la leva volontaria nel corpo dell’esercito più amato dagli italiani, e che poi sono entrate a far parte dell’Ana, partecipando con molta lena alle attività di volontariato, solidarietà e impegno sociale che caratterizzano la presenza degli alpini sul territorio.
«Ogni gruppo si è organizzato per conto proprio con carovane, auto o pullman. Sappiamo luogo e data dei raduni un anno prima e iniziamo presto ad attivarci», spiega Rizzi, che parte domani per Piacenza. La quale Piacenza, per inciso, tranquilla cittadina di 103 mila anime si ritroverà per tre giorni con un numero di abitanti quadruplicato. «Tutti stiamo via tre o quattro giorni: ci sistemiamo in patronati, scuole, palestre, tende, ogni rifugio è buono per questa invasione pacifica. Certo non vogliamo allocarci in luoghi di lusso, a noi basta un ricovero, da buoni alpini ci si adatta», continua il presidente della sezione padovana dell’Ana. Sezione che gode di buona salute, nel senso che raccoglie molti soci ed ha un andamento crescente nelle iscrizioni: «Abbiamo avuto uno stop dal 2005, quando è stata sospesa l’obbligatorietà della leva. Ovvio. Ma c’è la leva volontaria: certo non vengono sfornati tanti alpini come una volta ma tra i ragazzi, e le ragazze che escono dalla leva volontaria 9 su 10 si inseriscono nell’associazione. Ora la nostra sezione, su circa 3 mila soci, ha 400 giovani entro i 35 anni. Li andiamo a scovare a casa... li coinvolgiamo nelle attività di volontariato e loro rispondono con entusiasmo. La nostra sezione, a livello nazionale, è una delle poche che aumenta i propri iscritti del 4-5 per cento ogni anno», conclude Rizzi, soddisfatto.
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