Agente penitenziario si suicida: era legato all'inchiesta sul Due Palazzi

Un agente di polizia penitenziaria si è ucciso all'interno del carcere di Padova. Si tratterebbe di uno tra gli indagati nell'inchiesta su droga e telefonini ai detenuti. A fine luglio si era tolto la vita anche Giovanni Pucci

PADOVA. Un agente di polizia penitenziaria si è tolto la vita all'interno del carcere Due Palazzi di Padova. Secondo le prime informazioni si tratterebbe di uno di quelli coinvolti nell'inchiesta su un giro di droga e telefonini ai detenuti avviata alcune settimane fa dalla procura di Padova assieme alla squadra mobile della polizia, che ha portato a diversi arresti. 

 Si è tagliato le vene del collo e delle braccia: è morto così l'agente suicida. La notizia è stata diffusa dal sindacato di categoria Sappe. L’agente, quarantenne, originario di Cassino, era agli arresti domiciliari nella sua camera nella caserma degli agenti del Due Palazzi.

Intorno alle 12, l'agente penitenziario avrebbe dovuto presentarsi ad un colloquio con l'avvocato. Dopo alcune decine di minuti di ritardo alcuni agenti hanno deciso di andarlo a chiamare in camera e hanno scoperto quanto accaduto.

Nei giorni scorsi aveva fatto scalpore nella cella di un detenuto un altro ritrovamento di un telefonino cellulare con una Sim funzionamente. Mentre a fine luglio si era suicidato Giovanni Pucci, detenuto al Due Palazzi, anch'egli coinvolto nell'inchiesta.

Il Sappe: "Tragedia che inquieta". Il segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, Donato Capece, in merito al suicidio dell'agente penitenziario all'interno del carcere di Padova, dove era ai domiciliari, ricorda come «la notizia dell'operazione congiunta Polizia di Stato - Polizia Penitenziaria che ha portato all'arresto di 15 persone, tra cui 6 agenti di Polizia penitenziaria, per traffici illeciti nel carcere di
Padova lo scorso luglio ci sconvolse».

«Avevamo sottolineato che, fermo restando che una persona è colpevole solamente dopo una condanna passata in giudicato, deve essere chiaro - sottolinea in una nota - che non appartengono certo al Dna della Polizia Penitenziaria i gravi comportamenti dei quali sono accusati i sei poliziotti. La responsabilità penale è personale e chi si è reso responsabile di gravi reati, una volta acquisite le prove certe e inequivocabili, ne deve pagare le conseguenze. Il tragico epilogo della vicenda per uno degli agenti coinvolti, che oggi si è tolto la vita, ci inquieta ed angoscia, e ci colpisce dal punto di vista umano»

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