Agricola Berica di Monselice, i beni vanno all’asta: a rischio 200 posti

MONSELICE. Vanno all’asta gli asset di Agricola Berica, il colosso dei polli di Monselice entrato in concordato già a fine 2019 ma ammesso ufficialmente al procedimento solo nell’aprile di quest’anno. Una procedura che si accompagna ad un accordo sindacale in sede di ministero dello Sviluppo Economico che prevede la cassa integrazione per cessata attività per oltre 200 lavoratori, quelli del macello di Monselice, escluso dall’asta prevista per il prossimo 24 luglio.
Pure in piena attività, il destino dei lavoratori di Monselice sembra quindi essere segnato, come quello che prevede la chiusura dello storico macello avicolo della cittadina della Bassa Padovana, una delle aree più economicamente depresse dell’intera regione. In un territorio dove trovare un lavoro è estremamente difficile e dove l’unica azienda che ha annunciato di volere aprire i battenti è stata alcuni anni fa Aspiag, gli oltre 200 lavoratori di Agricola Berica a Monselice, in larga parte donne e immigrati, rischiano di trovarsi senza un’occupazione e in gravi difficoltà a trovarne un’altra. A poco vale anche la copertura di una Cassa Integrazione speciale per cessata attività con scadenza il 30 aprile 2021, prevista solo per i dipendenti a tempo indeterminato (e non gli stagionali che potranno accedere alla disoccupazione agricola). Lo strumento coprirà i lavoratori solo per poco meno di un anno e a stipendi ridotti.
Difficile sperare nell’esito di un concordato in cui alcuni intravedono un’operazione in linea con un mercato che punta a privilegiare strutture come gli incubatoi (dove nascono i pulcini), gli allevamenti ed eventualmente i mangimifici, a scapito delle strutture più complesse e più costose (e a maggiore intensità di manodopera) come i macelli. Ed in effetti gli asset inseriti nell’asta fissata per la fine di questo mese sembrano favorire una lettura che va in questo senso: a gara finiranno infatti solo l’allevamento di Ca’ Oddo e l’incubatoio di Montegalda, in provincia di Vicenza.
Un’operazione che vede già una manifestazione d’interesse vincolante. Nulla di ufficiale si sa dell’acquirente, che a tutt’oggi sembra essere unico.
Negli ambienti del settore circola con insistenza tuttavia il nome del colosso veronese Aia, quell’Agricola Italiana Alimentare Spa del gruppo Veronesi che è, assieme a Fileni e ad Amadori, uno dei tre grandi nomi del settore in Italia. «Questa operazione ricorda moltissimo quella del 2013 che ha coinvolto Ilta Pai nel Vicentino (la proprietà era anche in questo caso di un ramo della famiglia Nizzetto)» spiega il segretario della Cisl di Padova e Rovigo Samuel Scavazzin «ed ancora prima, nel 2011, quella dell’Avicola Marchigiana di Montagnana. In tutto si tratta di oltre 900 lavoratori della Bassa che hanno perso il lavoro in una delle aree più depresse della Regione. La definitiva perdita di Agricola Berica rischia di essere una vera e propria catastrofe sociale». —
riccardo Sandre . © RIPRODUZIONE RISERVATA.
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