Aigues Mortes il massacro razzista degli italiani

Ad Aigues Mortes, nel 1893, si compì quella che è forse la tragedia più feroce della emigrazione. Per due giorni i francesi si diedero ad una caccia all’ italiano che terminò con un numero incerto di...

Ad Aigues Mortes, nel 1893, si compì quella che è forse la tragedia più feroce della emigrazione. Per due giorni i francesi si diedero ad una caccia all’ italiano che terminò con un numero incerto di morti. Nove quelli ufficiali, quattordici i dispersi; nel complesso un calcolo reso difficile dalle situazioni ambientali e dallo scarso interesse nel venire a capo di una verità scomoda per tutti. Così si diffusero le voci più disparate. Il Times parlò di 50 morti, altre fonti addirittura di 500, ma nessuno è oggi in grado di dare cifre certe. Rimane comunque la strage, una strage poco raccontata, su cui esistono pochi studi: quello di Gerard Noirel, edito in Italia lo scorso anno da Tropea e quello di Enzo Barnabà, la cui nuova ristampa, con prefazione di Gian Antonio Stella, verrà presentata oggi pomeriggio a Padova, nell’ Aula Magna del Tito Livio alle 16.15, dall’autore, dallo storico dell’emigrazione Emilio Franzina e da Don Albino Bizzotto. Morte agli italiani è infatti un libro sul passato, ma in qualche modo, e l’incontro organizzato dall’ Istituto Veneto per la storia dlela Resistenza lo vuole sottolineare, anche sul presente. Perché è vero che in Italia una vera caccia all’immigrato non c’è mai stata – come sottolinea Gian Antonio Stella - ma qualcosa del clima che allora determinò la tragedia indubbiamente c’è, anche se il vaccino antirazzista sembra reggere. A leggere i documenti raccolti da Enzo Barnabà, in effetti qualche brivido viene. La improvvisa violenza francese nasce infatti da un tessuto deteriorato da una propaganda che presenta l’italiano come incivile, fannullone, vigliacco, che racconta di posti di lavoro rubati, di salari infimi accettati, di una Francia che l’invasione italiana sta snaturando, privandola di una identità. Riecheggiano, cioè, le parole d’ordine di ogni nazionalismo esasperato.

Nicolò Menniti-Ippolito

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova