Allarme Tbc in ospedale a Padova, infermiere positivo a Cardiochirurgia

L’operatore socio-sanitario ricoverato a Malattie infettive: colleghi, medici e pazienti sottoposti a tutti i test obbligatori. I controlli, iniziati a luglio, proseguiranno fino a gennaio 2012
CARRAI - CENTRO GALLUCCI CARRAI - CENTRO GALLUCCI
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PADOVA. Ha contratto la tubercolosi attiva (quindi contagiosa), ma non lo sapeva. Almeno, stando alle sue dichiarazioni. E, proprio perché non sapeva di averla, ha continuato a lavorare tranquillamente a contatto con altre persone. Caso-choc a Cardiochirurgia. Un intero reparto dell’Azienda ospedaliera (quindi medici, infermieri professionali e non, degenti e loro parenti), è stato sottoposto a un monitoraggio obbligatorio per un paio di mesi, per scongiurare il contagio di tbc. Test che hanno creato non pochi malumori fra il personale del reparto diretto da Gino Gerosa. Finora nessuno tra medici e infermieri è risultato positivo alla tbc. E nemmeno alcun paziente, anche se la direzione sanitaria continuerà il monitoraggio.

La fonte del possibile contagio, isolata mentre si trovava ancora in servizio, è, suo malgrado, un operatore socio sanitario tirocinante (infermiere non professionale) che dopo due mesi di lavoro a contatto con pazienti e colleghi è stato a sua volta ricoverato nel Reparto Malattie infettive.

L'uomo, 47 anni, residente in città, da qualche settimana ha ricominciato una vita quasi normale, ma la malattia e ciò che gioco forza si è portata dietro (ha praticamente perso il posto di lavoro) lo hanno segnato molto. Lui, come i suoi colleghi che per alcuni mesi hanno dovuto sottoporsi a controlli periodici per scongiurare l'infezione. Non molti _ a suo dire _ hanno avuto compassione della sua situazione. Anzi, alcuni di loro, nonostante l'invito a non parlarne con nessuno, hanno cominciato a lamentarsi, dando colpa proprio al tirocinante.

«Tossiva tutto il giorno _ ha raccontato per esempio una persona a conoscenza della vicenda _ impossibile che nessuno si sia reso conto che c'era qualcosa che non andava. Che quel tipo era ammalato». Ma c'è anche chi si domanda come possa essere accaduto che durante la visita a cui vengono sottoposti gli «oss» prima di iniziare il tirocinio in corsia il medico non abbia ravvisato nulla e firmato normalmente il nullaosta per lo stage.

Il fatto è accaduto nel giugno scorso e per tutti questi mesi è stato tenuto sotto silenzio. L'operatore socio sanitario è stato ricoverato il 27 giugno scorso per «verosimile tbc polmonare attiva» (così è scritto nel referto ), ed era arrivato in Pronto soccorso inviato dal proprio medico curante. Dopo il ricovero sono seguite cinque lunghe settimane di ricovero. Ad agosto è iniziata la cura a casa. Che terminerà il prossimo gennaio. Nel frattempo, tuttavia, non scemano le preoccupazioni per chi è venuto a contatto con l’uomo, o per chi s’è sottoposto agli esami periodici risultando (dice) una volta positivo e la successiva negativo o viceversa.

Per l’azienda ospedaliera, tuttavia, non c’è alcun allarme. «Escludo in via assoluta che sia tra il personale che tra i pazienti ci siano persone positive al test – spiega Giampiero Rupolo, direttore sanitario – E dopo tutto questo tempo ci possiamo dire sufficientemente tranquilli. Anche se il monitoraggio continuerà fino al prossimo gennaio. Dopo gennaio, infatti, qualunque eventuale positività non potrà più essere collegata al fatto specifico. Ciò che mi preme dire, comunque, è che appena siamo venuti a conoscenza del caso abbiamo sottoposto medici, infermieri e pazienti ai test in modo da avere subito la situazione sotto controllo».

Sul perché nonostante il tirocinante fosse risultato positivo a marzo il medico gli abbia comunque firmato il nullaosta per lo stage Rupolo non si esprime. «Non conosco il medico che l’ha visitato – conclude – ma potrebbe trattarsi benissimo di una casualità. Se una persona è positiva al test, infatti, non significa che abbia sviluppato la malattia. Comunque il tirocinante è stato isolato e curato, senza ulteriori problemi per il reparto».

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