Allergie alimentari in aumento: in Veneto almeno 325 mila malati

A Padova il Centro regionale diretto dalla dottoressa Muraro: «Oltre 300 persone sono già guarite con l’immunoterapia»

PADOVA. La morte della dodicenne trevigiana stroncata da uno choc anafilattico dovuto alla sua allergia al latte accende un faro sui molti interrogativi di un universo complesso: chi convive con una allergia alimentare si ritrova la qualità di vita pesantemente condizionata, costretto a vivere sempre con l’iniezione di adrenalina in tasca in caso di reazione allergica, che sia adulto o solo un bambino. Si stima che in Veneto siano almeno 325 mila le persone che soffrono di un’allergia alimentare, di cui 50 mila sono bimbi sotto i 10 anni. E il trend è in aumento, soprattutto negli adulti. La terapia usuale consiste nella dieta di esclusione dell’alimento e l’utilizzo di farmaci salvavita. Ma esiste la possibilità di guarire anche per le allergie alimentari gravi, circa il 30% del totale.

Legge regionale

La Regione Veneto già nel 2004 ha istituito con una legge il Centro di specializzazione regionale per lo studio e la cura delle allergie e delle intolleranze alimentari ospitato nell’Azienda ospedaliera Università di Padova. Il Centro, diretto dalla dottoressa Maria Antonella Muraro, specializzata in allergologia e immunologia clinica e in pediatria, opera secondo un modello di presa in carico multidisciplinare del paziente: agli allergologi si affiancano dietista e psicologa con competenze specifiche sull’allergia alimentare. E sono già oltre 250 i pazienti completamente guariti. Il Centro dell’Azienda ospedaliera universitaria di Padova ha in cura attualmente 2.500 pazienti ed effettua circa 6 mila visite l’anno.

Allergie e intolleranze

Nel sentire comune spesso allergie e intolleranze alimentari vengono messe sullo stesso piano. In realtà si tratta di cose diverse: «L’allergia è una reazione del sistema immunitario verso proteine alimentari» puntualizza Muraro, «mentre l’intolleranza alimentare è dovuta a una carenza di enzimi o a meccanismi farmacologici o tossici, come l’intolleranza allo zucchero del latte, cioè il lattosio. In passato la celiachia è stata erroneamente definita intolleranza al glutine, si tratta invece di un’allergia, dal momento che provoca una reazione avversa su base immunitaria».

Cibi a rischio

Se è vero che potenzialmente ogni alimento può essere un allergene per l’organismo, in realtà nella maggior parte dei casi le reazioni allergiche sono ristrette a un numero limitato di alimenti: «Si tratta di latte vaccino, uovo, soia, grano, pesce, arachidi e altra frutta secca e crostacei» elenca la specialista, «per tutti questi alimenti vige l’obbligo imposto dalla Comunità Europea di segnalarne la presenza - anche se solo in tracce - nella lista degli ingredienti. Altri alimenti che causano allergia sono il sesamo, il lupino, la senape e i solfiti».

I sintomi

L’allergia alimentare è la prima causa di choc anafilattico, ovvero una reazione immunitaria rapida che coinvolge in maniera improvvisa e contemporanea la cute, l’apparato gastrointestinale, l’apparato respiratorio e circolatorio. Può iniziare con manifestazioni apparentemente brevi come orticaria, angioedema e vomito.

Le cure

«Dalle allergie alimentari si può guarire» continua Muraro, «per quelle a latte, uovo e grano almeno nel 70-80% dei casi si guarisce spontaneamente dopo i 5-6 anni di età, per il restante 30% di casi si parte dalla terapia standard, ovvero la dieta di eliminazione e i farmaci salvavita. In particolare l’adrenalina che viene prescritta ai pazienti a rischio di reazioni gravi. È disponibile in autoiniettori a scatto che nel Centro insegniamo a usare ai bambini sopra i 10 anni, con protocollo di emergenza scritto dove indichiamo i sintomi da riconoscere che richiedono l’immediata somministrazione. L’adrenalina deve esser effettuata tempestivamente ai primi sintomi per poter bloccare la reazione. Noi istruiamo i pazienti ad alto rischio ad assumere il farmaco anche in caso di dubbio sull’evoluzione della reazione. Infatti gli effetti collaterali dell’adrenalina, minimi, sono ampiamente superati dai rischi a cui si va incontro con lo choc anafilattico». In qualche caso dopo la prima dose di adrenalina, la reazione può migliorare per poi ripresentarsi però, a distanza anche di qualche ora: «È la cosiddetta reazione bifasica» rileva Muraro, «per tale motivo l’European Medicine Agency raccomanda che il paziente abbia sempre con sè due autoiniettori di adrenalina». In Italia sono erogati gratuitamente su prescrizione dell’allergologo del Sistema sanitario nazionale. In farmacia con ricetta del medico una dose costa circa 80 euro.

Immunoterapia

Per il 30% dei pazienti che continuano a soffrire di allergia alimentare anche nell’adolescenza e in età adulta, la qualità di vita è fortemente compromessa dalla necessità di convivere in ogni momento con un rischio imminente: «Per questi pazienti» spiega la dottoressa, «sono stati sviluppati dei protocolli di desensibilizzazione con immunoterapia per aumentare la soglia di reazione - in particolare alle tracce nelle contaminazioni - che in molti casi ha consentito anche di superare l’allergia». I protocolli di immunoterapia consistono nella somministrazione di piccolissime dosi dell’alimento a cui il paziente è allergico: «La somministrazione avviene per bocca o per via sublinguale» precisa Muraro, «in pazienti selezionati, incentri altamente specialistici». Oltre a quello padovano in Italia i centri per le allergie alimentari si trovano a Firenze che non tratta però l’allergia all’arachide, e a Messina dove si curano solo le allergie a latte e uovo. «Una volta stabilita la soglia individuale di reazione con il test di tolleranza-provocazione» continua la specialista, «si danno le indicazioni per il dosaggio iniziale da assumere a domicilio in modo regolare fino all’aumento che viene definito sempre dallo specialista del Centro a distanza di tempo di uno e due mesi, a seconda dei casi». Il Centro padovano segue capillarmente il paziente: c’è infatti un numero telefonico dedicato attivo 24ore su 24 grazie allo sforzo volontario dei medici». L’immunoterapia è strettamente individuale, per questo i protocolli sono diversi. «Ci sono pazienti che aumentano sensibilmente la soglia di tolleranza e altri che arrivano a tollerare qualsiasi quantità dell’alimento. Si sta ancora studiano, invece» rileva il medico, «se dopo tale fase sia possibile una ricaduta. Resta fondamentale che il pazienti, una volta desensibilizzato, continui ad assumere l’alimento a cui era allergico, una sorta di allenamento mnemonico per il sistema immunitario».

Gli esiti

Grazie ai percorsi terapeutici del Centro diretto dalla dottoressa Muraro, 250 pazienti sono guariti dall’allergia al latte e oltre trenta da quella al grano, altrettanti all’uovo: ora assumono questi alimenti nelle quantità usuali per la loro età: «Abbiamo ottimi risultati anche con l’arachide» sottolinea Muraro, che conclude, «resta essenziale e, anzi, cruciale, una diagnosi tempestiva e una presa in carico del paziente appropriata per consentire il superamento della malattia anche nell’adolescente e nell’adulto». —


 

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