All’Esmo lo Iov cala gli assi “rosa”
Guarneri e Dieci protagoniste di cura e ricerca del tumore al seno

Ci sono anche due giovani oncologhe dello Iov tra i protagonisti dell’Esmo, il convegno della
European Society of Clinical Oncology
che si sta svolgendo a Madrid. Valentina Guarneri e Maria Vittoria Dieci si sono guadagnate con i loro studi il ruolo di presidenti delle sessioni dedicate ai tumori alla mammella, di fronte a una platea di alcune migliaia di oncologi provenienti da tutta Europa ma anche da America e Asia. Guarneri, componente del team di Oncologia medica 2 guidato da Pierfranco Conte nonché professore associato di Oncologia medica dell’Università di Padova, ha presieduto una delle sessioni più importanti del simposio europeo, dedicata al carcinoma mammario metastatico. Dieci, ricercatrice Iov in Oncologia Medica 2, ha presieduto una discussione-poster sul carcinoma mammario, risultando con i suoi 33 anni la più giovane
chairman
di tutta l’edizione dell’Esmo.
Professoressa Guarneri quali sono gli elementi innovativi emersi durante la sessione che ha diretto?
«Dai lavori presentati all’Esmo emerge chiaramente lo sforzo della comunità medico-scientifica per individuare fattori predittivi di risposta ai trattamenti. Riuscire a pre-selezionare i pazienti che hanno maggiore probabilità di beneficiare di un dato trattamento, ancorché sperimentale, è fondamentale per una ricerca che sia sempre più vicina alla clinica».
Ricerca scientifica e pratica clinica: mondi che viaggiano a due velocità oppure che vanno insieme?
«Credo sia giusto che i due ambiti abbiano velocità diverse, per garantire che nella pratica clinica si usi davvero il trattamento più appropriato in termini di efficacia e sicurezza, e non la “
smart drug
” più “di tendenza”. Questo perché la popolazione di pazienti arruolata in uno studio è sempre selezionata, sia nei numeri sia nelle caratteristiche cliniche. Lavorare sull’identificazione di marcatori garantisce punti di contatto: i pazienti in studio saranno selezionati perché possano trarre beneficio da un trattamento ancorché sperimentale. Avere marcatori predittivi dovrebbe accelerare la fase di introduzione clinica assottigliando così la distanza che tra ricerca e cura».
Una domanda che è anche una scommessa: avremo mai (lo chiediamo citando Umberto Veronesi) un “futuro senza più morti” per neoplasie al seno?
«Non posso sbilanciarmi. Preferisco sottolineare che grazie all’impegno di tutti i progressi in quest’area terapeutica sono stati tanti e per la maggior parte delle pazienti siamo riusciti a garantire una prognosi eccellente».
Maria Vittoria Dieci, come ha vissuto la ribalta come più giovane direttrice di sessione all’Esmo?
«È stato un privilegio confrontarmi con personalità internazionali e scoprire che non mi sono sentita inadeguata nel confronto con alti specialisti: l’impegno e lo studio personale, oltre al clima professionale dello Iov sono il terreno giusto su cui far crescere la professionalità richiesta oggi dalla ricerca scientifica. Il nostro è un ambiente a volte difficile, ma non bisogna mai mollare».
(e.l.)
Argomenti:oncologia
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