Alloggi Ater sfitti a Padova e occupati: assolti i quattordici imputati

PADOVA. Tutti assolti per l’occupazione di due appartamenti dell’Ater in via Lago Ascianghi 2 a quasi sette anni dall’episodio contestato avvenuto il 16 maggio 2014 . Anzi, prosciolte le due inquiline abusive in quanto dichiarate non punibili per lieve tenuità del fatto (Khadija Serhani, una mamma single che aveva perso il lavoro, e Graziella Antonella Finocchiaro, una signora siciliana seguita dai Servizi sociali). Gli altri dodici imputati – tutti militanti del Centro sociale Gramigna – assolti dall’accusa di occupazione abusiva dei due alloggi “per non aver commesso il fatto” in quanto la prova è incerta o contraddittoria, mentre prosciolti dal danneggiamento semplice (significa senza violenza a persone o a cose) perché non è più previsto dalla legge come reato.
Si tratta di Mario Ronzani, Andrea Scantamburlo, Marco Sestini, Andrea D’Amico, Ludovico Faret, Silvia Todeschini, Giulio Cappelletti, Alessandro Gastaldello, Maria Giachi, Daniele Tognacca, Francesca Calore, Martin Freiberger. Le due inquiline erano difese dall’avvocato Aurora D’Agostino; gli altri dall’avvocato Marina Infantolino. La pubblica accusa aveva chiesto la condanna a due anni e due mesi e l’Ater si era costituito parte civile reclamando un risarcimento di 23 mila euro oltre ai danni morali.
Alla fine il giudice Laura Fassina ha accolto la “lettura” della difesa. Da una parte l’avvocato D’Agostino aveva insistito sullo stato di assoluto bigogno delle due signore prive di mezzi di sussistenza. E aveva osservato – come confermato dalla testimonianza di un funzionario dell’Ater – che i due appartamenti occupati erano finiti nel piano vendite e, pertanto, risultavano esclusi dalla graduatoria degli alloggi e, per di più, erano stati sfitti per sei anni fino al 2020, anno della cessione.
Dall’altro la collega Infantolino aveva precisato la posizione dei militanti del Gramigna impegnati a svolgere un’azione di solidarietà alle due donne con una campagna di volantinaggio: nessuna prova che avessero forzato la serratura delle abitazioni. E neppure nessun danneggiamento con violenza a chichessia o sui due beni. Nel processo è pure emerso che le occupanti avevano quasi subito cercato un contatto con Ater per regolarizzare la loro posizione. Ma invano. —
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