Alluvione 5 anni dopo: «Territorio fragile come allora»

Coccato (Ingegneri): «Molti interventi, ma per 30 anni è stata paralisi»
BELLUCO..CASALSERUGO BELLUCO.
BELLUCO..CASALSERUGO BELLUCO.

PADOVA. Trascorsi cinque anni non si è al punto di partenza, anzi. Il problema è che «se a un atleta che è rimasto seduto per 30 anni gli si chiede di ritornare a correre non potrà farlo da subito con performance eccellenti». Vale per lo sport come per la sicurezza idraulica, sottolinea Massimo Coccato, vice presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Padova ed esperto di sicurezza idraulica. Ed è per questo che nonostante le «molte cose fatte da cinque anni a questa parte» se oggi ci si trovasse a dover fare i conti con delle precipitazioni eccezionali sui livelli di quelle dell’ottobre-novembre 2010 «i danni sarebbero altrettanto gravi».

Cinque anni fa come oggi la grande alluvione
L'area dell'Estense e del Montagnanese vista da Calaone (foto di Siro Morello)

I lavori fatti. Eppure, solo considerando gli interventi di difesa idraulica realizzati nel Padovano, il totale degli investimenti portati a compimento parla di oltre 53 milioni di euro. «È chiaro che trattandosi di corsi d’acqua gli interventi utili per Padova non sono localizzabili solamente nel territorio provinciale» prosegue Coccato. Gli investimenti, quindi, sono sicuramente superiori, ma non ancora sufficienti. Ed è per questo che quella della sicurezza idraulica è diventa una vera e propria sfida contro il tempo. «È stato fatto molto» riflette l’ingegnere idraulico su quanto messo in campo dalla Regione dopo la calamità del 2010. «Al di là delle opere avviate o da avviare, c’è stato un cambio sostanziale di attenzione da parte degli enti che governo le acque». Sono in via di realizzazione le casse di espansione (in pratica dei “parcheggi” d’emergenza per l’acqua da utilizzare, temporaneamente, quando la portata dei fiumi supera i livelli di guardia, ndr) a Caldogno (a dicembre dovrebbe essere completata la prima) e Trissino nel Vicentino e a Colombaretta nel Veronese.

Nel 2016 sono attesi i lavori su Muson dei Sassi, bacino San Lorenzo (nel Veronese) e sul Bacchiglione a monte di viale Diaz (Vicenza). Fin qui le casse di espansione, ma molto si è lavorato anche sull’efficientamento dei corsi soggetti a bonifica, sulle idrovore e sul consolidamento delle arginature.

Quello che manca. Sempre per quanto riguarda i bacini di laminazione si attende il bando per l’intervento sul Livenza, in località Prà dei Gai, e i lavori a Montebello per l’ampliamento del bacino di raccolta per il Chiampo che ha ottenuto il finanziamento nell’ambito del piano del governo Italia Sicura. «È chiaro poi che fino a quando l’idrovia Padova-mare (Beta Studio di Coccato è parte dell’Ati che ha vinto il bando per la progettazione preliminare, ndr)non sarà realtà, il rischio idraulico di questo territorio rimarrà un problema» prosegue l’ingegnere. «Si tratta di un’opera fondamentale e come tale va portata avanti». C’è poi il nodo dei punti critici delle arginature. «Anche a fronte di piogge eccezionali sarebbe lecito attendersi un sormonto dell’arginatura e non una rottura, come accaduto invece nel 2010». Dal 2011 a oggi gli interventi del Genio civile sono quotidiani. «A Bovolenta si sta lavorando, l’ultimo tratto del Piovego non è messo molto bene e la parte terminale del Brenta ha dei tempi elevati di permanenza dell’acqua a livelli alti e questo finisce per sollecitare in modo forte gli argini» conclude Coccato. «La burocrazia agisce come un problema su questa tipologia di opere, senza considerare poi il contenzioso. Il bilancio di questi 5 anni? Un paese normale avrebbe avuto modo di reagire con tempi differenti».

m.marian@mattinopadova.it

Argomenti:alluvione 2010

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova