Alzheimer, previsti 100 milioni di casi nel 2050
PADOVA. La crisi economica ha inciso nella salute mentale delle persone e ha fatto incrementare i suicidi, soprattutto fra i maschi tra i 45 e i 64 anni. A dirlo sono i numerosi studi che hanno indagato gli anni dal 2008 in poi come ha confermato il professor Roberto De Vogli, associato di Salute globale e Psicologia dell’Università di Padova.
La riflessione è partita da un excursus sulle dinamiche della crisi prodotta dalla deregulation delle banche che ha permesso di emettere i mutui subprime e di cartolarizzarli, portando al default di Lehman Brothers da cui tutto è partito.
«La crisi ha fatto aumentare la disoccupazione, in pochi anni si sono persi 30 milioni di posti di lavoro, causando perdita del reddito, della casa, delle sicurezze. Di conseguenza sono aumentati depressione e ansia e i suicidi. Si calcolano dai 1300 ai 2600 suicidi dovuti alla crisi economica» rivela De Vogli, «e gli Stati come hanno risposto? Spesso con un taglio a istruzione, sanità e servizi sociali, lasciando ancor più sole le persone in difficoltà. Mentre altre, poche, con le speculazioni delle banche si sono arricchite».
Il Neoliberismo è stato dogma dominante e indiscusso per anni, basandosi sull’assunto, sconfessato dai fatti, che i mercati si autoregolano.
«La crisi, come diceva Einstein, può essere anche opportunità di ripensare i paradigmi dell’economia e della società» la conclusione di De Vogli. Come nel 29 negli Stati Uniti è necessario un New Deal, grandi investimenti nel pubblico per dare lavoro e aumentare la domanda interna».
Sul tema delle malattie neurodegenerative si è concentrato Carlo Gabelli, responsabile del Centro regionale veneto per lo studio e la cura dell’invecchiamento cerebrale. «Invecchiamo meglio e di più rispetto a un tempo ma malattie neurodegenerative come l’Alzheimer stanno esplodendo. Oggi ci sono 40 milioni di casi nel mondo, nel 2050 saranno oltre 100 milioni. Finora gli investimenti nella ricerca sulle demenze sono stati molto bassi ed è necessario invece incrementarli dato che una persona su 4 rischia di sviluppare l’Alzheimer in età avanzata ed è la quinta causa di morte».
Fondamentale il ruolo della prevenzione: «Si può fare molto» sottolinea Gabelli, «puntando su istruzione inteso come allenamento della mente, controllando ipertensione, obesità, fumo, isolamento sociale, diabete e depressione. La socialità è un fattore importantissimo, chi vive in solitudine ha il doppio di probabilità di ammalarsi. Quindi ciascuno deve impegnarsi per tenersi attivo, fisicamente e mentalmente e coltivando i rapporti sociali». —
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