Amazon, il gigante è a Padova: già al lavoro 275 addetti

In attività il deposito di Vigonza, l'e-commerce ora ha una base nel Triveneto: senza pubblicità né cerimonie l'azienda di Bezos ha avviato un magazzino di 7.400 mq
Il magazzino di Amazon il via Spagna a Vigonza
Il magazzino di Amazon il via Spagna a Vigonza

PADOVA. Il lavoro è qui, adesso, ed è questo. Settantacinque posti da magazziniere, persone reattive, scattanti, disponibili al lavoro notturno, poche pause, non per niente li hanno soprannominati i “maratoneti”. E poi duecento posti da corriere, buona conoscenza del territorio, dei quartieri, delle stradine, poche storie sugli orari, si consegna tutto il giorno, la velocità prima di tutto. È il business che non conosce e non teme la crisi, quello che - si dice - sta uccidendo come mosche i negozietti che avevamo vicino a casa. Ma è Amazon, baby, è l’e-commerce, il futuro, il risparmio, la scelta senza confini. Ed è anche qui, adesso. È a Peraga di Vigonza, l’avresti mai detto?



Il magazzino è spuntato a Vigonza come un’astronave che atterra su un campo incolto. Ti svegli una mattina e la trovi lì. Sono 7.400 metri quadrati in un’area di oltre 20 mila. L’ha costruito in un amen la società Direzionale Vigonza, quella di Luigi Endrizzi, l’ingegnere scomparso qualche settimana fa in Crimea.

È uno degli otto centri di smistamento che l’azienda di Bezos ha in Italia, una sorta di tappa intermedia fra i grandi centri di distribuzione - che invece sono tre, grandissimi, a Piacenza, a Vercelli e a Rieti - e i clienti. Lo chiamano l’ultimo miglio, per identificare l’ultimo tratto prima della consegna.

«Con questo deposito incrementiamo la capacità e la flessibilità delle nostre attività», fa sapere Amazon Logistica attraverso il suo ufficio stampa, «permettendo ai corrieri locali e regionali di arrivare più rapidamente alla consegna degli ordini».

Decine di furgoni in attesa di entrare a caricare e scarica nel deposito
Decine di furgoni in attesa di entrare a caricare e scarica nel deposito


Veloce è stata la costruzione del magazzino. Altrettanto rapido l’avvio dell’attività, a metà ottobre. Sono venticinque i magazzinieri che l’azienda ha inserito in pianta stabile, con contratto a tempo indeterminato. Altri cinquanta sono chiamati attraverso le agenzie interinali per far fronte ai picchi di lavoro e con contratti brevi o brevissimi, da un minimo di due settimane a un massimo di tre mesi. Dagli annunci dell’Adecco si può intuire quello che gli viene richiesto: «Ricezione, stoccaggio della merce, prelevamento e confezionamento degli ordini ricevuti». Essenziale, per l’assunzione, è la disponibilità a lavorare su turni e anche di notte. I ritmi, si racconta, sono come minimo intensi. Pause ridotte, un po’ meno del necessario.

Intorno al cubo a righe di via Spagna, in piena zona industriale, girano tutti con una pettorina fluorescente. Una ragazza trova il tempo di una sigaretta, ma non la voglia di parlare. «Lavoro qui? No, sono un fornitore», risponde. Ma non è merce quella che “fornisce” ad Amazon. «Fornisco lavoro», taglia corto.

Forniscono lavoro anche i corrieri che con i loro furgoni - per lo più a noleggio, come in affitto è lo stabile, perché Amazon vende ma non compra - girano intorno al magazzino per caricare e partire. Sono decine, in fila o fermi, con le quattro frecce accese. Amazon ne ha “assunto” cento a tempo indeterminato, convenzionandosi con tre corrieri locali. Ma altri cento sono chiamati attraverso le agenzie interinali, anch’essi - a sentire l’azienda - con contratto nazionale Trasporti e Logistica, 39 ore settimanali previste più straordinari (al 30 per cento). «E ce li danno tutti», racconta uno con orgoglio, «perché siamo in giro dalla mattina fino a sera, senza pause».

Fatti i conti, sono 275 posti spuntati dal nulla e quasi nel silenzio, un numero che tra l’altro è destinato a crescere perché il Natale è dietro l’angolo, gli ordini si moltiplicano, gli italiani si fidano sempre di più degli acquisti on line, il catalogo Amazon per il nostro Paese offre 137 milioni di articoli con prezzi che mediamente sono più bassi del 25-30 per cento rispetto a quello che si trova “fuori” dal sito del colosso. Si temeva il traffico e il traffico c’è, ma non attraversa il paese, ci gira intorno e le voci di protesta che si sentivano un paio di mesi fa si sono già assopite. Si discute invece - e lo si farà ancora - di diritti. La qualità del lavoro e non solo la quantità, questo è il tema, adesso. Amazon però rassicura.

«Venticinque magazzinieri e cento corrieri sono a tempo indeterminato. E gli altri cento corrieri con contratto di somministrazione hanno comunque il trattamento previsto dal contratto nazionale, lavorando da un minimo di sei ore a un massimo di nove al giorno».

Ha collaborato Felice Paduano
 

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