Anche il Cottolengo di Padova "brucia" 3 milioni in Veneto Banca

L’Opera della Provvidenza accoglie 650 disabili. «È una ferita grave per le persone di cui ci prendiamo cura»
PIEROBON - OPERA IMMACOLATA CONCEZIONE. PIEROBON - OPERA IMMACOLATA CONCEZIONE.
PIEROBON - OPERA IMMACOLATA CONCEZIONE. PIEROBON - OPERA IMMACOLATA CONCEZIONE.

PADOVA. Investimenti obbligazionari cresciuti negli anni in un clima di fiducia. Poi, d’improvviso, scoppia lo scandalo Veneto Banca e i clienti si ritrovano con un pugno di polvere fra l mani. Tra quelle centinaia di azionisti, anche l’Opsa, l’Opera della Provvidenza di Sant’Antonio con sede a Sarmeola di Rubano dal 1955, fondazione religiosa della Diocesi di Padova più nota come “Cottolengo”, nata per ospitare disabili gravi e gravissimi, oltre 650 persone. Fondazione che ha speso 3 milioni e 300 mila euro per l’acquisto di 80.397 azioni di Veneto Banca, quasi il 25% delle attività finanziarie nel bilancio 2014 (13.661.728 euro): un’operazione che rischia di trasformarsi in un investimento carta-straccia.

IL DIRETTORE «Sono sorpreso, non sapevo nulla, l'ho letto sul vostro giornale» ammette monsignor Mario Morellato, direttore della Casa Madre Teresa di Calcutta (il centro per i malati di Alzheimer) dell’Opsa e membro del consiglio di amministrazione (cda), «Purtroppo tutto questo non va a danno nostro ma delle persone di cui ci prendiamo cura» rileva il sacerdote. Ben 650 persone, giovani o già in età da pensione («alcune vivono qui da 60 anni») con seri handicap tanto che solo una quarantina usufruiscono del servizio diurno, gli altri sono ospiti residenti. «Il problema non è ancora stato discusso nel consiglio di amministrazione, l'ultimo si è svolto appena qualche settimana fa. Non abbiamo avuto alcuna comunicazione ufficiale da quello che mi risulta».

La riflessione di monsignor Morellato è amara: «Speriamo nella Provvidenza... Finora non avevamo avuto sorprese. Ora sarà necessario ragionare. Il nostro scrupolo è che si tratta non di guadagni personali: quasi tutto è frutto di atti gratuiti». In pratica offerte e donazioni anche molto consistenti. «Non abbiamo mai fatto investimenti a scopo speculativo. In linea generale non procediamo alla patrimonializzazione, cerchiamo di impiegare subito i fondi. Fra pochi giorni, per esempio, avvieremo la ristrutturazione di due nuclei dell'Opsa per regolarizzare due strutture di tre piani ciascuna». Ecco che questa «ferita significativa» non ci stava proprio.

SORPRESA E AMAREZZA Pure don Gianfranco Zenato, direttore della Casa del Clero e consigliere dell’Opsa, è all'oscuro di tutto: «Apprendo da lei. E mi spiace che nell’ultimo consiglio non se ne sia parlato... Probabilmente non è arrivata nessuna comunicazione. Anzi, non sapevo neppure che l'Opera avesse investito attraverso Veneto Banca. È chiaro che a breve dovremo fare una riunione del consiglio». Lo sconcerto è innegabile: «Faccio mia la riflessione del vescovo di Vicenza: si è appellato alle autorità politiche per impedire che i vertici di alcuni istituti, coinvolti in simili vicende, possano beneficiare di emolumenti milionari» sottolinea don Zenato,

«Le banche non devono godere della "legge" di imbrogliare. Serve trasparenza. Mi unisco alla voce della chiesa vicentina affinché tutti abbiano un sussulto di dignità e di onestà». Resta il "tradimento" di quei 3,3 milioni di euro che rischiano di svanire. Che cosa farà l'Opsa? «C'è sempre stata una bella amministrazione e mi sono fidato» conferma don Zenato, «Ci ritroveremo come consiglio e vedremo».

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