Andava a lezione in Porsche, ma dichiarava zero
Operazione della Finanza contro i finti poveri all'università: allo studio centinaia di autocertificazioni sospette
PADOVA. Bici? Autobus? Tram? No, per andare a lezione in facoltà è decisamente più comoda la Porsche. E poco importa poi se nell'autocertificazione per la borsa di studio lo studente-automobilista di turno si dichiara appartenente ad un nucleo familiare indigente. E' un caso limite, ma non isolato, quello portato alla luce dalla Guardia di finanza di Padova che ha passato al setaccio le dichiarazioni rese dagli universitari della città del Santo finalizzate alle richieste
di contributi e benefici allo studio.
Gli accertamenti delle Fiamme gialle su quanto ruota attorno al mondo dell'ateneo e della popolazione studentesca non si sono limitati al fenomeno degli affitti in nero, di per sé già insidioso: grazie alla sinergia sviluppata con Palazzo del Bo, la lente d'ingrandimento dei finanzieri si è posata anche su coloro che, senza averne diritto, hanno illecitamente percepito
benefici economici e borse di studio attestando il falso e scavalcando in graduatoria i veri poveri. Ecco allora spuntare i fuoriclasse della bugia in carta da bollo, come lo studente amante delle fuoriserie, e il paradossale che finisce per fare rima con parassitismo.
Alla faccia dei tanti giovani, realmente bisognosi e desiderosi di ricevere un sostegno economico che li aiuti ad affrontare il percorso formativo presso le diverse facoltà. In questo specifico ambito, le erogazioni pubbliche al momento recuperate ai non aventi diritto ammontano a oltre
280mila euro, ma - giurano gli investigatori - "siamo solo all'inizio: le posizioni sospette, attualmente al vaglio, sono centinaia", tutte ottenute analizzando i dati forniti dall'Università alla Guardia di finanza, sulla scorta del protocollo d'intesa stipulato nel 2010, oltre che consultando e incrociando le risultanze delle banche dati di cui dispone il Corpo.
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