Antonio che amava ballare, Giorgio il falegname, Flavia custode della chiesetta: vittime del coronavirus

PADOVA. Ci sono altri sei morti in provincia di Padova a ricordarci che l’epidemia non è ancora passata. E che sulle sue conseguenze c’è ancora da piangere. Sono altri sei anziani che pagano il prezzo massimo al contagio e che rendono ancora pesantissimo il bilancio della giornata nella nostra provincia. le vittime.
Sono quattro i decessi avvenuti all’ospedale di Schiavonia. E c’è da annotare che tutti i sei di giovedì 23 aprile 2020 sono anziani con più di ottant’anni. A Schiavonia è morto Luigi Pagin, 83 anni appena compiuti, originario di Codevigo, paese che aveva già avuto una vittima di coronavirus.

Pagin, pensionato, abitava da solo in via dei Salesiani, ai confini con Correzzola. Non si era mai sposato. Da tempo era gravemente malato e la positività al coronavirus gli era stata riscontrata durante un recente ricovero a Piove di Sacco, da qui il trasferimento a Schiavonia. Luigi era un uomo riservato e educato, legato alla famiglia e agli affetti. Era fratello di Dorino, storico maestro elementare, mancato una decina di anni fa. Lascia la sorella Anna e diversi nipoti. Una decina i codevighesi, su 23 casi, che sono guariti.
Nell’ospedale di Monselice è deceduto anche Antonio Tassinello, 88 anni, che era ricoverato in condizioni gravi dal giorno di Pasquetta e che allunga la serie di vittime residenti alla Sereni Orizzonti di Bovolenta.

Antonio Tassinello, raccontano i familiari, al primo giro di tamponi era fra i negativi ma con il secondo test, lo scorso 10 aprile, è risultato contagiato e tre giorni dopo si era già aggravato al punto da essere trasferito in ospedale a Monselice. L’anziano viveva alla “Sereni Orizzonti” dal 2016 ed era conosciuto e amato da tutti per la sua simpatia e giovialità.
Nato e vissuto nella frazione Palù di Conselve, accanto alla chiesa, Antonio ha lavorato per decenni come scavatorista nella ditta di materiale edile Donà di Cartura. Lascia i tre amati figli Donatella, Paolo e Lina, il fratello Romano, le due nipoti.
«L’ultima volta che ci siamo sentiti e visti via chat» racconta la figlia «è stato il sabato santo. Poi è rapidamente peggiorato e il lunedì successivo è stato trasferito a Schiavonia. Da allora ovviamente non l’abbiamo più sentito ma eravamo sereni perché sapevamo che era in ottime mani. Ogni giorno dall’ospedale ci chiamavano per informarci delle sue condizioni finché è arrivata la notizia che non avremmo mai voluto ricevere. È stato un grande uomo e un grande papà, ci dispiace non essere stati al suo fianco, non averlo potuto salutare. Ha dedicato la sua vita al lavoro e alla famiglia, a noi figli, e gli siamo immensamente grati per tutto ciò che ha fatto. È rimasto vedovo nel 2008 e poco più di tre anni e mezzo fa, per un aggravamento delle sue condizioni di salute, abbiamo deciso per l’ingresso in casa di riposo a Bovolenta. Aveva la grande passione del ballo, non si perdeva un concerto di Gianni Dego, era una persona solare che si faceva benvolere da tutti. Ultimamente aveva qualche problema di salute ma se non fosse stato per il coronavirus probabilmente sarebbe ancora qui. Ci chiediamo però come mai i primi tamponi a Bovolenta sono stati fatti solo il 5 aprile scorso». Anche i parenti degli altri ospiti si ricordano di Antonio, quando durante le sue uscite in giardino cantava e intratteneva tutti gli anziani.
Sono 14 invece le vittime che risiedevano nella Rsa Al Parco di Galzignano: l’ultima è Maria Bisello, 93 anni, padovana, morta anche lei a Schiavonia.
a 93enne era in casa di riposo dal luglio 2019. Positiva al coronavirus, è stata trasferita a Schiavonia due giorni fa per un ictus: pur positiva, non sembra esserci una correlazione diretta tra il contagio e l’attacco ischemico, come sottolineato anche dalla direzione della residenza termale.
La quarta vittima è un uomo di Padova, 83 anni, di cui non si conoscono le generalità.
Le altre due vittime di ieri sono Giorgio Marangon, 92 anni, originario di San Giorgio in Bosco: si è spento nella casa di riposo di Cittadella. E poi Flavia Chieregato, 88 anni, di Masi, che è morta a Conselve nella Rsa dell’ospedale.
Giorgio Marangon lascia i nipoti Ida, Luisa, Laura, Francesca, Gervasio, Lidia, Cesare, Gabriele, Raffaele, Ermelinda e Mariateresa. Marangon era un uomo eclettico: abile artigiano, ha sempre seguito il suo laboratorio di falegnameria, dove esprimeva tutto il suo talento nell’intagliare e dare forma al legno; non riusciva a stare fermo, fino a pochi mesi fa infatti ha continuato a fare tanti piccoli lavoretti; amava inoltre la musica, passione che lo ha portato a suonare il clarinetto nella banda del paese.

«Era ospite della casa di riposo di viale della Stazione dall’8 gennaio, prima era stato al Bonora di Camposampiero. Dalla struttura cittadellese ci hanno contattato per informarci che il 3 aprile lo zio era stato sottoposto al tampone dal momento che una persona era risultata positiva», racconta la nipote Luisa «fino alla scorsa settimana è stato possibile parlarsi, ma poi le sue condizioni di salute sono peggiorate in modo drammatico».
L’ultima telefonata con lo zio è di venerdì 17 aprile: «Aveva un filo di voce, non riusciva a mangiare; ho richiamato per capire come stesse sabato e solo allora la dottoressa mi ha detto che era positivo al virus». Ieri mattina il cuore dell’anziano ha smesso di battere per sempre: «Avevano chiesto la terapia a Schiavonia, ma purtroppo non è servito a nulla», spiega la nipote, «fa soffrire non essersi riusciti a vederlo di persona: per le misure di sicurezza la struttura è infatti chiusa da fine febbraio».
Luisa traccia un ritratto dello zio: «Era un uomo buono, libero, indipendente. A lui mi lega un ricordo molto dolce della mia infanzia: quando eravamo piccole andavamo al cinema parrocchiale a San Giorgio in Bosco, durante i fine settimana lo zio Giorgio si occupava di proiettare i film con la bobina». Una situazione da Nuovo Cinema Paradiso: «Lo zio ci faceva vedere le immagini attraverso la fessura, era qualcosa di magico». Giorgio Marangon riposerà nel cimitero di San Giorgio in Brenta, dove verrà salutato sabato mattina.
Flavia Chieregato era stata messa in isolamento già da una decina di giorni mentre gli altri ospiti sono risultati negativi. Era entrata nella struttura da qualche settimana. Originaria di Masi, dove tutti la ricordano come la “custode” della chiesetta del Cristo d’Oro, che fino allo scorso anno teneva in ordine e apriva in occasione della messa del Lunedì dell’Angelo.

L’anziana, dopo essere rimasta vedova, era stata accudita da alcuni vicini finché qualche mese fa venne colpita da un ictus. Prima fu ricoverata a Montagnana, quindi il recente trasferimento a Conselve.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova