Aperta al cimitero la Sala del commiato

«Uno spazio neutro che accolga tutte le intimità religiose nel delicato momento del trapasso dalla vita». Così l’assessore Silvia Clai ha presentato la Sala del commiato che accompagna i due forni crematori al cimitero maggiore. È una delle poche sale in tutto il Veneto: 166 metri quadrati con sobrie poltrone, la filodiffusione per un accompagnamento musicale e uno schermo dove lasciar scorrere le immagini del proprio caro o, eventualmente, assistere alla cremazione. Inoltre tre salottini per ricevere le famiglie e un’accoglienza all’entrata. In città le cremazioni sono più del 50 per cento, al pari dei Paesi del Nord Europa. Una nota di civiltà dovuta all’impegno scevro di ideologie e tabù da parte dell’amministrazione, ma cominciato molto tempo fa, nel 1989, con l’associazione Socrem e il suo presidente, Pier Maria Terribile. Alle prime riunioni nella quinta commissione consiliare, erano temi che scandalizzavano, ma che pure hanno intercettato visioni progressiste, come quella «dell’attuale vicesindaco Ivo Rossi e della moglie, che da allora sono nostri associati», riferisce Terribile. «Si è aperto così uno spiraglio che oggi vede la sua doverosa chiusura».
Dopo molte battaglie: «con due famiglie padovane siamo andati in tribunale», ricorda «perché si rifiutavano di far rispettare la volontà del defunto». I tempi cambiano, la discordia può distendersi ed oggi la Sala del commiato padovana è un punto di riferimento regionale. Recentemente «abbiamo avuto un funerale indiano da Vicenza», riferisce la Clai. Ieri all’inaugurazione ha partecipato anche il sindaco Flavio Zanonato. Il progetto è costato quasi 3 milioni di euro e Aps (attraverso la controllata Opera e Servizi) si rivarrà gestendp la cremazione per 20 anni: a un padovano costa 240 euro, se forestiero 468 euro. Tutti i costi sul sito del comune (www.padovanet.it).
Elvira Scigliano
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