Mette la casa in affitto, in un’ora 190 chiamate: «Situazione drammatica»
La denuncia della presidente degli immobiliaristi Dell’Uomo: «Caso lampante». L’assessora Benciolini porterà il tema in Europa: servono nuove norme e risorse
Metti un normale appartamento a Limena, zona tranquilla, ben servita ma certo non proprio centrale per Padova: soggiorno, cucina, due camere e due bagni, in tutto 80 metri quadri. Metti che il proprietario decide di affittarlo a 600 euro al mese, canone concordato per usufruire della cedolare secca e pagare meno tasse. Metti che si rivolga a un’agenzia che a sua volta lo inserisca negli annunci on line di un noto sito immobiliare.
Quello che accade è che in un’ora arrivano 190 chiamate con proposte di ogni tipo: c’è chi è disposto a pagare di più d’affitto, chi a raddoppiare la provvigione all’agenzia, chi a entrare nell’alloggio anche subito. È la giungla della crisi abitativa raccontata da Silvia Dell’Uomo, vice presidente dell’Ascom e presidente della Fimaa, il gruppo degli agenti immobiliari: «Abbiamo raccolto le proposte dagli aspiranti inquilini per girarle al proprietario – afferma – Sceglierà lui, alla fine, a chi affittare l’appartamento. Per una famiglia che sorriderà, 189 dovranno continuare nella loro ricerca. Che non sarà affatto facile, perché la situazione è drammatica».
Famiglie in difficoltà
Un caso eclatante quello di Limena, che però non svela nulla di nuovo: dal post-Covid Padova è in emergenza abitativa, con migliaia di appartamenti spostati sul mercato degli alloggi turistici e altre migliaia lasciati vuoti dai proprietari. E di contro studenti fuori sede che scelgono altri atenei d’Italia perché a Padova l’affitto è troppo alto, e soprattutto lavoratori in difficoltà, costretti a spostarsi fuori città.
«Il vero problema è per le famiglie, è un versante su cui bisogna intervenire in maniera decisa – insiste Dell’Uomo – L’amministrazione ha giustamente aperto dei tavoli per l’abitare, ma tutti gli enti che hanno appartamenti sfitti e chiusi dovrebbero riaprirli il prima possibile. In più si stanno realizzando già diversi studentati per gli universitari fuori sede. Va risolto però anche il nodo giustizia: se un inquilino non paga non può essere che siano necessari due anni per uno sfratto».
E poi c’è da frenare la corsa dei prezzi: «Arrivare a 800-900 euro per un affitto di un normale appartamento non è concepibile. Anche per questo esiste il canone concordato, per equilibrare il mercato – chiarisce Dell’Uomo – C’è anche il fenomeno dei contratti che quando scadono vengono rinnovati con affitti raddoppiati».
E poi l’impatto del boom turistico: «Sono mesi che segnaliamo i rischi connessi alla proliferazione degli affitti brevi, un fenomeno che abbiamo documentato anche nelle scorse settimane e che deve trovare delle risposte», ricorda Patrizio Bertin, presidente di Confcommercio Veneto e Ascom Padova.
Il caso Padova in Europa
Come detto, l’emergenza abitativa è uno dei temi forti del dibattito politico di questi mesi in città. E l’amministrazione ha attivato dei tavoli per riunire gli stakeholder (enti, categorie, associazioni, istituti finanziari e altri) per trovare insieme delle soluzioni. Ma non basta: il problema va portato a un livello superiore. Sul piano nazionale si è formata l’«alleanza municipalista», con una quarantina di Comuni che hanno protestato a Roma e chiesto provvedimenti al governo. In più l’Anci ha assegnato una delega specifica sul tema alla sindaca di Firenze Sara Furnaro.
L’assessora alle politiche abitative Francesca Benciolini però guarda anche a Bruxelles: «La prossima settimana incontreremo il commissario europeo all’housing Dan Jørgensen, in una tavola rotonda promossa dall’eurodeputato Pierfrancesco Maran, ex assessore alla casa di Milano – spiega – La presenza di Padova è importante per spiegare che il problema abitativo è grave anche nelle città di medie dimensioni che, al contrario delle città metropolitane, non hanno leggi e fondi speciali. Vogliamo capire cosa l’Europa può fare per le nostre città e anche imparare dagli approcci che hanno attuato altri centri del continente per affrontare il problema».
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