Appello al Presidente «L’Italia per i giovani»

I messaggi di un ricercatore, uno studente, un imprenditore

Studiare, lavorare, andare in pensione. Non chiedono la luna, ma diritti elementari, i ragazzi a cui oggi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sfilerà davanti al momento del suo ingresso al Bo, o quelli che incontrerà in aula magna, prima e dopo l’inaugurazione del 796° anno accademico. Sono in prevalenza ragazzi degli anni ’90, ambiziosi, intraprendenti e non per forza vinti da sconforto e disillusione. Credono - e lo diranno, se ne avranno modo - che in Italia si possa fare un’ottima università, che ci sia spazio per la ricerca, che si possa lavorare e che si possa raddrizzare un sistema scricchiolante, dalle fondamenta dell’istruzione al traguardo della pensione.

Chiara Anzolini, ricercatrice di Geologia, ha già stretto la mano al presidente due anni fa, quando a Roma l’Accademia dei Lincei le aveva assegnato il premio Giuseppe Schiavinato per la sua tesi di laurea. Friulana, ma ormai padovana d’adozione, Chiara ha fatto il suo dottorato in Scienze della Terra fra Padova, Bristol e la Germania. E in tasca - perché così funziona - ha già un biglietto di sola andata per il Canada. «Tra pochi mesi parto e starò via un anno o due, almeno», dice. «Potevo star qui un anno ancora, ma l’esperienza all’estero bisogna farla, è giusto, fa crescere. Il problema è che poi non si riesce a tornare. Non ci sono soldi per i progetti di ricerca, solo i più fortunati riescono a inserirsi in un gruppo come quello per cui ho lavorato io a Padova in quest’ultimo periodo. A Mattarella, se potessi, direi di aiutare la ricerca e di premiare chi ha il coraggio di andare all’estero, perché sono sicura che tutti vogliamo lavorare nel nostro Paese e realizzarci qua, nel lavoro e nella vita personale».

Chi invece sicuramente oggi stringerà la mano a Mattarella è Riccardo Costa, presidente del Consiglio degli studenti, che avrà cinque minuti di tempo per parlare dei problemi dell’università. «Dopo i saluti mi resterà ben poco spazio per elencare tutte le emergenze», sorride. «Ci sono criticità che ci trasciniamo da decenni. Al presidente chiederò di fare il possibile perché all’università si guardi con una visione d’insieme. Dirò che non si possono tagliare i fondi per la ricerca e per gli atenei perché in questo modo si taglia il nostro futuro. Sappiamo tutti che le immatricolazioni sono in calo, a parte pochi casi come quello di Padova. Gli atenei incassano meno, lo Stato taglia il fondo ordinario e le tasse aumentano. Così si mette in discussione il diritto allo studio, perché le borse di studio non sono per tutti e arrivano in ritardo, ma anche in questo Padova fa eccezione, per fortuna». Costa punterà il dito anche sul divario che si allarga fra gli atenei del nord e quelli del sud. «Vogliamo una università uguale in tutta Italia. Ecco perché serve il sostegno convinto dello Stato. E vogliamo che la ricerca sia garantita, in modo strutturale, perché i ragazzi che vanno all’estero poi riescano a tornare».

A tornare, a lavorare, ad andare in pensione. C’è chi ci pensa e non a caso, proprio nel giorno della visita di Mattarella, l’associazione Padova InnovAttiva ha organizzato un convegno (ore 18.30, sala Rossini del Caffè Pedrocchi, modera il direttore del mattino di Padova Paolo Possamai) intitolato “Giovani senza pensioni, pensioni senza giovani”. «È un paradosso, ma non è poi tanto distante dalla realtà», spiega Carlo Pasqualetto, presidente dell’associazione che conta un centinaio di iscritti oltre che delegato all’Innovazione del Comune. «Se dall’Italia i giovani scappano, il sistema pensionistico non sta più in piedi. E se non ci sono garanzie, il Paese non è attrattivo, dall’estero non arriva nessuno e non c’è futuro». Nove ragazzi - ricercatori, studenti, imprenditori - chiederanno soluzioni durante il convegno all’esperto del Nucleo Tecnico della Presidenza del Consiglio, Stefano Patriarca. «Ma la nostra proposta è che siano i pensionati, quelli che godono di trattamenti migliori, a spezzare questo esodo e a rimettere a posto il sistema», prosegue Pasqualetto. «Loro potrebbero finanziare per dieci anni il riscatto della laurea, che costa circa 20 mila euro, a vantaggio dei giovani che lavorano in Italia. Con questo bonus, i migliori laureati potrebbero avere un incentivo in più a restare. Abbiamo fatto due conti e crediamo che il sistema possa funzionare, oggi chiederemo all’esperto e a Mattarella, anche se indirettamente, vogliamo dire che abbiamo a cuore il futuro nostro e di tutto il Paese».

Cristiano Cadoni

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