Arena della Musica di Padova, struttura ambiziosa che potrà ospitare star come Springsteen

PADOVA. «Sarebbe tranquillamente in grado di ospitare star della musica come gli U2 o Bruce Springsteen. Padova ne ha bisogno e quello che ho visto è un gran progetto».
Si torna a parlare di Arena della Musica. La voce è quella di uno dei più noti ingegneri strutturisti italiani, che insieme a molti padovani (e non) spera che i rendering presentati nelle ultime settimane dal sindaco Sergio Giordani, per partecipare ad un bando nazionale sulla qualità dell’abitare da cui arriverebbero i fondi, non rimangano tali.
Lui è Icaro Daniele, professionista del palco che ha collaborato alla progettazione di quelli di Ligabue a Campovolo e di Vasco al Modena Park, per i concerti di star come Roger Waters, band come i Metallica, artisti pop come Jovanotti, fino alle messe del Papa. È padovano, ha 50 anni e una passione per l’ingegneria strutturale, che da 8 anni ha trasferito negli spettacoli.
Ingegnere, ha avuto modo di valutare il progetto presentato dalla giunta per la nuova Arena musicale di Padova?
«Si, ho visto tutto e studiato le carte. Mi sembra oggettivamente un progetto molto ambizioso, che cambierebbe di molto gli scenari dello spettacolo in città».
Quindi le piace?
«Moltissimo. E, onestamente, pur volendo, non riesco a trovare dei punti deboli».
Ci proviamo noi. L’idea dell’amministrazione è quella di realizzare l’Arena dove oggi c’è il padiglione 7 della fiera. Lì sono già stati organizzati concerti, ma ci sono sempre stati problemi di acustica.
«Verissimo, ma qui stiamo parlando di una struttura completamente nuova. Nell’attuale padiglione le grandi star si rifiuterebbero di suonare per questioni di acustica, oltre al fatto che si arriva al massimo a 7 mila spettatori, mentre in un Arena come quella che ho visto ci verrebbe chiunque. Sono tutte problematiche eventualmente risolvibili, ma non vedo criticità. È tutto molto lineare nella scelta».
E la zona? Le sembra la migliore per ospitare un’Arena della musica di quelle dimensioni?
«Su questo vanno considerati due aspetti: la logistica locale e quella non locale. E anche in questo caso vedo molti punti a favore. La vicinanza alla stazione e ai trasporti principali della città sono fondamentali e qui ci sono. Si potrebbe pensare anche a un collegamento pedonale diretto, ma queste sono situazioni che eventualmente vanno considerate e immaginate dopo. Se poi pensiamo al bacino di utenza che arriverebbe da fuori Padova, ci sono ulteriori punti di forza, perché non siamo lontani neanche dalle uscite autostradali».
A proposito di bacino d’utenza, non andrebbe a scontrarsi con Bologna e Milano?
«Se si lavora bene non direi. Padova è in uno snodo che allaccia sud, est, ovest e nord ed è quindi comoda per tutta la zona. La sovrapposizione potrebbe esserci con strutture che sono già di Zed, come Brescia o Conegliano, e quindi basta saper gestire. Con Bologna potrebbe esserci una competizione, perché sarebbe una sorta di gemello, ma noi avremmo un baricentro più a nord rispetto a quello centrale dell’Emila-Romagna. Saremmo in grado di abbracciare tutto il Nordest fino al Friuli, ma anche oltre, verso la Slovenia e l’Austria. Milano invece ha un’utenza tutta sua».
Non si andrebbe a congestionare un’area come quella della fiera in occasione dei grandi eventi?
«Non credo. È ovvio che ci sarebbe un po’di traffico, ma solitamente chi partecipa a questi eventi arriva in treno. Almeno il 75% quindi scenderebbe in stazione, mentre il restante uscirebbe a Padova Est e magari basterebbe una navetta per accompagnarli. Anche qui non vedo grossi problemi, perché eventualmente in Fiera ci sono moltissimi parcheggi e credo che creerebbe più disagi la mostra dei motori che un concerto».
Lei progetta palchi, vede punti deboli nel progetto dal punto di vista strutturale?
«Si parla di struttura in acciaio e queste ormai nascono con una certa elasticità, in modo da poterle modificare per ospitare grandi eventi. Se la struttura nasce ad hoc per questo tipo di spettacoli già in fase di progettazione, non ci sono solitamente problemi di impalcature o di realizzazione di particolari scenografie che accompagnano i tour dei grandi artisti. Ormai vengono realizzate per permettere anche una velocità di esecuzione di montaggio e smontaggio. Una struttura così può permettersi di fare oggi la fiera dei fiori, domani il concerto e dopodomani la mostra dei motori. In 24 ore fai e disfi tutto e la struttura che ho visto si presta tranquillamente a tutto questo».
Che tipo di star sarebbe in grado di accogliere un’Arena da 12.000 posti?
«Qualsiasi show e qualsiasi artista internazionale. Con quella capienza puoi ospitare Lady Gaga, gli U2, Springsteen e ovviamente i nostri Jovanotti e Vasco Rossi. Andare oltre quei numeri sarebbe un rischio, perché potresti non riempirla. Eventualmente si possono fare due o tre date. Non ambirei a superarli, se non per una questione psicologica di avere quella più grande d’Italia, ma sarebbe fine a se stessa».
Poi c’è l’aspetto economico. C’è Zed pronta ad investire, ma per realizzarla siamo appesi ad un bando.
«Su carta va tutto bene. Premesso che non è quello il mio mondo, credo che quando si crea qualcosa che funziona e fa da volano economico per tutto il territorio, il denaro si trovi. Quando il giocattolo funziona e produce, crea appetibilità anche di privati. Si parla però di un investimento importante e per il rientro in questo tipo di strutture forse manca ancora troppo tempo per pianificare, ma se è ben pensata le risorse non dovrebbero essere un problema».
Di che numeri parliamo?
«Ho letto di previsioni di 120 mila spettatori all’anno e non mi sembrano campate in aria. Ci sono già strutture che li fanno e non vedo perché Padova non possa ambire a raggiungerli. Con quei numeri l’investimento sta in piedi da solo e porta moltissimo alla città». —
(2 - continua)
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