Argento dalle radiografie Nuovo business in ospedale

In tempi di crisi non si butta via nulla. E l’azienda ospedaliera pare aver fatto proprio questo motto della saggezza popolare: ha venduto “tre anni” di radiografie. Un malloppo da 22 mila 500 chilogrammi, migliaia di lastre che si trasformeranno in argento. Chilometri di femori rotti, bacini incrinati, rigorosamente divenuti anonimi dopo la cancellazione del nome apposto alla “fotografia in negativo”.
In via Giustiniani esiste un tesoretto che frutterà oltre cinquantamila euro. Ad aggiudicarsi la singolare asta è stata la ditta Linardi Severino di Spezzano Albanese, che ha sede in Calabria, in provincia di Cosenza. Pagherà 2,32 euro ogni chilo di radiografie. Che se ne farà degli scarti dell’azienda ospedaliera? Dalle lastre, con opportuni procedimenti chimici, è possibile estrarre piccole quantità di argento. Ed è proprio sul metallo prezioso che si è giocata la gara d’appalto, appena conclusa. La legge prevede che dopo dieci anni di deposito, gli ospedali possano disfarsi delle decine di migliaia di lastre che «dormono» - inutilizzate ed inutilizzabili - negli archivi. Le alternative a questo punto sono due: buttarle come rifiuti speciali oppure tentare di venderle per far guadagnare un cospicuo gruzzolo all'azienda, risparmiando pure le spese di smaltimento.Nei processi di sviluppo delle pellicole si producono sali d'argento. Una quantità infinitesimale se si considera la singola radiografia, che però diventa ragguardevole qualora le lastre siano decine di migliaia. E l’azienda ospedaliera ha lavorato su volumi enormi di materiale prima della rivoluzione digitale: da tempo infatti il referto non è più una grande busta gialla con all’interno l’immagine impressa su pellicola, ma un cd, molto più semplice da analizzare e da conservare. (fa.p.)
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