Casa del Petrarca, ritorna la tradizione del “libro degli ospiti”

La consuetudine ad Arquà nacque nel 1787, negli ultimi anni non è stata continuativa: il Parco Letterario ora dona due volumi al Comune di Padova

Nicola Cesaro
Alberto Benato del laboratorio di Praglia con Giulio Osto: la consegna del volume
Alberto Benato del laboratorio di Praglia con Giulio Osto: la consegna del volume

«Me cavo reverente la bareta, de più no posso far, e po che importa? Basta o no basta, mi no so poeta». Non sarà un poeta ma, in qualche modo, il suo “verso” è rimasto nei secoli. Le parole sono di Antonio, visitatore della Casa di Francesco Petrarca ad Arquà. È il 15 giugno 1828 e quella sua dedica con firma è una tra le centinaia e centinaia custodite nei trentacinque album di visitatori che, dal 1787, hanno fatto tappa nella dimora euganea del Poeta. Fino al 1986, quando di fatto la tradizione del “Libro degli Ospiti” si è interrotta.

Oggi però, a pochi mesi dai 650 anni dalla morte di Petrarca, questa lunga consuetudine di accoglienza avrà un nuovo inizio. Il racconto richiede però un passo indietro nel tempo. Francesco Petrarca, com’è noto, è morto ad Arquà nella notte tra il 18 e il 19 luglio 1374. La fama del Poeta non ha ovviamente mai cessato di diffondersi: la sua Casa è stata conservata nei secoli, pur passando attraverso le mani di diversi proprietari e subendo svariate modifiche. Dal 1875 è proprietà del Comune di Padova. Nel tempo è diventata meta di vero e proprio pellegrinaggio, in particolare con l’inizio del fenomeno del Petrarchismo, nel Settecento e agli albori del Romanticismo, e grazie alla vicinanza a Venezia: tra Settecento e Ottocento fu una delle tappe del cosiddetto Grand Tour.

Anzi, la voglia di testimoniare la propria presenza in un sito tanto importante portò gli ospiti della casa a lasciare segni del loro passaggio e della devozione verso il letterato, a volte scrivendo sulle stesse pareti. «Per ovviare ai danni subiti patiti dalla dimora e offrire agli ospiti la possibilità di lasciare traccia della loro visita, vennero dunque predisposti dei “quaderni”, detti all’epoca “Codici”, nei quali si potesse apporre una firma, annotare delle impressioni, condividere un breve scritto in prosa o in poesia», ricordano Claudia Baldin e Giulio Osto del Parco Letterario Francesco Petrarca, istituzione che più di ogni altra sta celebrando l’anniversario petrarchesco. Con il passare del tempo la tradizione del libro degli ospiti diminuì progressivamente di rilevanza: si fece comunque in tempo a riempire tuttavia ben 35 volumi – dal 1787 appunto fino al 1986 – oggi conservati nella Biblioteca Civica di Padova, all’interno della Raccolta Petrarchesca. I testi contenuti nei primi cento anni di “dediche” sono stati trascritti e pubblicati in tre raccolte, segno del valore di questi scritti. Negli ultimi cinquant’anni questa bella consuetudine non è stata continua, molti sono stati i periodi in cui il librone all’ingresso della Casa è mancato.

La tradizione, si è detto, è prossima al ritorno. Il Parco Letterario, in occasione dei 650 anni dalla morte di Francesco Petrarca (1374-2024), donerà al Comune di Padova, proprietario della Casa del Petrarca, due copie di un nuovo “Libro degli Ospiti”. «Si tratta di un nuovo inizio per la lunga tradizione di accoglienza presso questa casa che è sempre stata una meta di pellegrinaggi letterari ma non solo», esordisce Paolo Gobbi, presidente del Parco Letterario dedicato a Petrarca. «Abbiamo ideato due libri in realtà. Il più pregiato è stato realizzato in collaborazione con l’Abbazia di Praglia che ha prodotto tale manufatto attraverso il suo laboratorio di restauro del libro. Ringraziamo in particolar modo l’abate Stefano Visentin e il responsabile del laboratorio Alberto Benato. Si tratta di un volume di grande pregio che unisce un interno di trecento pagine in carta raffinata, con frontespizio e pagine introduttive realizzate appositamente, con testi in italiano e in inglese, il tutto realizzato a mano con una fattura antica con rilegatura in filo di lino, capitello cucito a mano». La seconda copia donata presenta il medesimo interno, ma ha una rilegatura semplice a filo refe e con copertina in simil pelle, grazie all’esperienza e competenza di Nuova Grafotecnica di Casalserugo.

I due volumi saranno consegnati ufficialmente giovedì 16 alle 11.30, nella Casa del Petrarca. Troveranno spazio, uno per volta, all’ingresso, al piano terra, su un leggio che accoglie l’ospite che potrà lasciare una traccia scritta della sua visita. Una dedica, in particolare, è stata inserita nei volumi: «Tu che devoto al sacro albergo arrivi ove s’aggira ancor l’ombra immortale di chi un dì vi depose, il corpo frale la patria, il nome, i sensi tuoi qui scrivi». È quella scritta a fine Settecento da Girolamo Zulian, l’allora affittuario della Casa del Petrarca, che introdusse l’uso dei registri delle firme per i visitatori e che scelse questo invito all’inizio del primo libro.

E chissà che tra qualche secolo, rileggendo le dediche future, non si provi la stessa commozione che si vive ora scorrendo le firme di un tempo. Come quelle di Guglielmo Marconi e Lord Byron, ma anche quelle di gente comune: «Ogni donna una Laura esser vorrebbe», scriveva una visitatrice il 26 ottobre 1842. O del signor Bettini, 15 agosto 1790: «La gatta, la carega e la credenza vide il Bettini e fece riverenza». Riverenza imperitura, oggi come allora. —

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