Arrestati liberi forse a Natale
Gli arrestati dell’inchiesta sulla “fabbrica delle frodi” sapranno se potranno tornare liberi domani, vigilia di Natale. Il presidente Angelo Risi, infatti, ha fissato la camera di consiglio del Tribunale del riesame di Venezia per giovedì 24 dicembre: a presentare i ricorsi contro l’ordinanza di custodia cautelare del giudice di Padova sono stati per primi i difensori di Laura Borgatello, Pasquale Tamburrini, Cesare Zanin, Elisa Peron, Agnese Bleva, Adriano Baggio e Mathia Fattore. I ricorsi di altri indagati stanno arrivando e verranno fissati probabilmente intorno a Capodanno.
Alla guida dell’organizzazione, secondo gli inquirenti, c’erano Salvatore Lazzarin, 64 anni (detto Toni) di Dolo e Massimo Carraro, 53 anni di Padova. Dagli investigatori i due sono ritenuti i i promotori e organizzatori dalla banda. In tre anni, dal 2011 al 2013, solo loro due avrebbero incassato un profitto complessivo di oltre due milioni di euro. La frode complessiva al fisco, secondo le indagini, sarebbe di circa 150 milioni di euro. In Riviera del Brenta era coinvolte ad esempio le ditte individuali di Vigonovo i cui titolari sono cittadini di paesi dell’Est Europa Marek Cebula e Sobiech Pawel Dariutz. L’azienda di Dariutz ha sede a Vigonovo in via Napoli 94 e “si occuperebbe” di commercio all’ingrosso di fibre tessili semilavorate, secondo le indagini. Ma non è così. Il titolare non ha mai presentato dichiarazione dei redditi e la sede dell’azienda non ha alcuna struttura né commerciale né produttiva nonostante abbia registrato un imponibile nel 2013 pari a 505 mila euro per oltre 106 mila euro di Iva. L’uomo era un prestanome, i gestori erano Lazzarin e Carraro. La “fabbrica delle frodi” si era allargata anche al “giro dell’acciaio” coinvolgendo, secondo la Procura di Padova, due aziende della zona: la Zara Metalmeccanica srl che si trova in via delle Industrie a Dolo (produce strutture e parti metalliche) e la Beato Edoardo Materiali Ferrosi Srl che ha sede invece al civico 167 di Caselle di Santa Maria di Sala e si occupa di commercio all’ingrosso di materiali ferrosi.
L’azienda Zara in particolare, si è avvalsa dei servizi della “banda della frode” per i rapporti con i propri fornitori.
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