Mille imprese artigiane chiudono a Padova ogni anno: «Mancano i giovani»

L’indagine della Cna: tessile il più colpito, si salvano elettronica e medicale Montagnin: «Aumenta l’occupazione, ma non c’è manodopera specializzata»

Edoardo Fioretto
Un laboratorio artigiano
Un laboratorio artigiano

 

Tre al giorno: è questo il ritmo con cui chiudono definitivamente le imprese artigiane del Padovano. Sintomo di un settore che fatica a stare al passo con i frenetici cambiamenti dell’economia contemporanea, ma anche di cambiamenti radicali in corso nella società. Nel 2024 hanno abbassato le serrande oltre mille attività nella provincia, mentre negli ultimi dieci anni il calo è stato registrato nell’ordine di un -8%.

Ci sono anche segnali di speranza. «Le imprese si stanno strutturando», spiega Luca Montagnin, presidente provinciale della confederazione artigiana (Cna), «e questo porta a una crescita degli addetti. Ma al contempo vi è una forte difficoltà nel reperire manodopera qualificata».

Nella più recente indagine della Cna si trova un dato rassicurante: quello dell’occupazione che è salita del 16,2% nel corso dell’ultimo decennio. Anche se, rileva Montagnin, è sempre più difficile far avvicinare i giovani ai mestieri artigiani.

Un settore in crisi

I numeri forniscono un quadro chiaro. Di fronte a quel segno negativo che ha raggiunto un -7,8% di imprese attive sul territorio rispetto al 2015, i tecnici del comparto non nascondono i propri timori. I più colpiti sono i settori della produzione tessile (-22,3% in dieci anni e -2,5% rispetto al 2023), e del mobile-legno (con un -20,6% e -0,6%). In crescita solo la metalmeccanica (con un +5,6% rispetto al 2015, mentre tra 2023 e 2024 è rimasto per lo più stabile).

«Senza un intervento deciso sulla formazione e sulla valorizzazione delle competenze tecniche il rischio è che il nostro tessuto produttivo perda competitività», osserva Montagnin. «Serve un’azione sinergica tra imprese, istituzioni e sistema formativo», prosegue, «per colmare questo gap e garantire un futuro solido al settore».

Più posti di lavoro

I segnali di speranza arrivano dall’aumento dell’occupazione nel settore artigianale. A controbilanciare la chiusura sono i dati relativi al numero di addetti nel comparto, che nel 2024 hanno raggiunto quota 111 mila. Il calo di 0,6% e 0,3% rispettivamente del mobile-legno e metalmeccanica (rispetto al 2023) è attenuato da un +6,7% del settore elettronica e medicale, che traina l’occupazione dell’artigianato fino a un complessivo +1,3%.

Un aumento rilevante se si considera che gli oltre centomila posti di lavoro nelle imprese legate alla produzione rappresentano quasi un terzo dell’intera economia provinciale. Fanno un discorso a parte le imprese della chimica, gomma e plastica, che rispetto al 2015 hanno generato un aumento di artigiani del 40%, soprattutto durante il Covid.

Investire sul futuro

Gli andamenti positivi sull’occupazione sono controbilanciati da una carenza sistemica di personale qualificato, un altro dei nodi critici rilevati da un’indagine interna della Cna. Se da un lato le figure più ricercate sono quelle di esperti informatici, programmatori Cnc, fresatori e impiantisti elettrici, dall’altro canto il 67,8% delle aziende fatica a trovare manodopera specializzata.

«Questi dati», commenta Montagnin, «confermano una tendenza in atto da anni. Una spiegazione si può certamente trovare nell’inverno demografico. A frenare i giovani c’è anche una diffusa diffidenza nei confronti dei mestieri artigiani, data soprattutto da un’immagine di questi lavori ancora radicata nell’immaginario collettivo ma, nei fatti, ampiamente superata». —

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