Artoni, la crisi si allarga Sede padovana a rischio

Ora non si tratta più solo dei quaranta magazzinieri lasciati senza lavoro prima di Natale, che dal 30 dicembre presidiano i cancelli aziendali di via Inghilterra 8. La Artoni Trasporti spa sta pensando di chiudere la storica filiale di Padova. Non solo: il grande gruppo di trasporti e spedizioni, tra i leader italiani del settore, ha infatti avviato venerdì scorso una procedura di riduzione del personale che prevede a livello nazionale il licenziamento di 95 lavoratori dipendenti, il 16% del totale. A lanciare l'allarme è il segretario provinciale della Filt-Cgil, Romeo Barutta, che oltre ad annunciare un imminente convocazione in Prefettura per l'apertura di un tavolo di trattativa, non risparmia critiche al sindacato autonomo Adl Cobas, in prima linea per difendere i 41 magazzinieri, dipendenti della cooperativa Emmegierre (consorzio Sicurint Group), rimasti senza lavoro.
«Come Cgil pensiamo sempre che la parte difficile non è far salire il lavoratore sulle barricate ma farlo scendere senza farsi grandi ferite», scrive Barutta in un comunicato sulla delicata questione di Artoni. In cui la Cgil prende in parte le difese dell'azienda. «Abbiamo accolto con favore la proposta di Artoni di internalizzare le attività dopo la scadenza del contratto con la cooperativa, per emanciparsi dal sistema distorto dei subappalti, che crea sfruttamento, evasione e qualità del servizio scadente», sottolinea il sindacato confederale, «mentre non condividiamo la decisione di non prendere in considerazione nessun lavoratore fra quelli che hanno operato negli ultimi anni». Per Barutta il comportamento della cooperativa Emmegierre, «che avrebbe il dovere di dare un altra collocazione ai suoi dipendenti», è paradigmatica delle storture - organizzative, retributive, economiche e fiscali - provocate nel settore della logistica dalla semi inesplorata galassia di cooperative che vi operano. Tante, tantissime, troppe. E pressoché incontrollate. Con l'ultimo governo Prodi si era cercato di censire e controllare tutte le cooperative del comparto logistica, per mettere fine a forme di sfruttamento ed evasione. Poi tutto si è fermato», sottolinea Barutta, «nel 2009 a Padova le cooperative erano circa 600. Dentro c'è di tutto e circa il 90% di queste evade l'Iva. L'assenza quasi totale di controlli in questo settore ha generato mostri, come si è visto con lo scandalo della cosiddetta cricca della logistica».
In tempi di crisi però il «mostro» più temuto si chiama disoccupazione. Condizione che rischia di diventare realtà anche per i 20 dipendenti della filiale padovana di Artoni, alcuni dei quali vi lavorano da oltre 30 anni. Oltre a loro sono in ansia anche una trentina di autisti. Proprio oggi a Roma ci sarà il primo incontro a livello nazionale tra l'azienda e i sindacati, che chiederanno il ritiro della procedura di licenziamento. Poi partirà la trattativa. L'obiettivo dell'azienda è ridurre del 16% il personale e chiudere la filiale di Padova, la terza per importanza dopo Milano e Bologna, dalla quale i dipendenti sono già stati spostati in altre sedi. «C'è anche il rischio di una guerra tra poveri, tra dipendenti e magazzinieri in picchetto», osserva Barutta, «perché è indiscutibile che il picchetto davanti ai cancelli della filiale di Padova stia influenzando le mosse di Artoni. In ogni caso, quasi certamente venerdì, ci sarà un tavolo in Prefettura su questa vicenda. È nostra ferma intenzione tentare di tenere aperta la filiale di Padova, perché non c'è lavoro se non ci sono aziende. E trovare un accordo soddisfacente per tutti: lavoratori diretti e indiretti, lavoratori del magazzino e autisti».
Simone Varroto
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova