Astrofisica, un padovano scopre il "bozzolo" dei raggi cosmici
PADOVA. E' stata individuata e fotografata la prima "culla", o "bozzolo" come lo hanno definito gli stessi ricercatori, dei raggi cosmici, ossia delle particelle ad altissima energia che investono continuamente la Terra. La scoperta, pubblicata sulla rivista Science, si deve a un gruppo di ricerca internazionale al quale l'Italia ha partecipato con Istituto nazionale di Fisica nucleare (Infn), Agenzia spaziale italiana (Asi) e Istituto nazionale di astrofisica (Inaf).
Lo studio dimostra che le superbolle, enormi nebulose caratterizzate da giovani stelle supermassicce, sarebbero la maggiore sorgente di raggi cosmici nell'universo. Grazie alle immagini a raggi gamma ottenuti da Fermi - un telescopio spaziale dalla Nasa realizzato con una grande partecipazione italiana - ''è stato possibile osservare i raggi cosmici, che dopo essere stati accelerati, hanno iniziato la loro storia all'interno della regione di Cygnus X'', ha spiegato Luigi Tibaldo, un dei due autori della ricerca, associato all'Infn dell'Università di Padova.
Nonostante i raggi cosmici siano noti da oltre un secolo, la loro origine è ancora poco nota. Soltanto adesso i dati di Fermi hanno individuato una sorta di incubatore, o bozzolo, protetto tra le polveri cosmiche di una regione sconvolta dalla presenza di numerose stelle supermassicce, e sono riusciti ad ottenere la prima immagine dei raggi cosmici nelle prime fasi di formazione quando iniziano a propagarsi.
''Finora - ha detto Tibaldo - sapevamo che la maggior parte delle sorgenti di raggi cosmici erano collocate in regioni ben precise, adesso il nostro studio ha evidenziato che in realtà sembrerebbero essere invece molto uniformi''. A distanza di pochi giorni da un'altra importante scoperta sui raggi cosmici firmata da italiani e basata sui dati del satellite Agile, questo nuovo lavoro aggiunge un altro fondamentale tassello alla comprensione di uno dei più importanti misteri insoluti dell'astrofisica delle alte energie.
Questi risultati, fondamentali per capire il fenomeno dei raggi cosmici, potrebbero avere importanti implicazioni anche per la comprensione della formazione delle stelle, in particolare all'interno di alcune regioni note come starburst, aree con un tasso di "nascite" stellari molto alto.
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