Auguri a Mafalda la ragazzina che voleva cambiare il mondo

Se, nel 1964, la campagna pubblicitaria fosse stata realizzata, il lettori di tutto il mondo non avrebbero conosciuto e amato Mafalda “la contestataria”, non sarebbero stati sedotti dalle sue caustiche battute, né il grande scrittore Julio Cortázar avrebbe potuto dichiarare: «Non ha importanza ciò che io penso di Mafalda, importante è ciò che Mafalda pensa di me». Avvenne, invece, che il vignettista argentino Joaquin Salvador Lavado, detto Quino, decise di togliere dal cassetto le strisce disegnate per la pubblicità di un elettrodomestico, fallita pochi mesi prima, e di proporle ad un amico, direttore del settimanale Primiera Plana. Le strip, concepite alla maniera dei Peanuts e di Blondie, avevano per protagonista una famigliola composta dal marito, impiegato, dalla moglie, casalinga, e dalla loro figliola, una bambina di sei o sette anni, con un carattere ribelle e puntiglioso, con una massa di capelli ispidi e corvini, con un fiocco rosso sulla testa, e un nome che sarebbe diventato famosissimo: Mafalda.
La prima striscia apparve 50 anni fa, il 29 settembre del 1964; a marzo dell’anno successivo, la serie traslocò sulle pagine del quotidiano El Mundo, infine, nel 1968, venne pubblicata dal popolare settimanale Siete Dias. In questo arco di tempo, Quino aveva ampliato il cast dei personaggi. A Mafalda, che odia la minestra (chiara metafora di tutto ciò che viene imposto con la forza) e pone a sé e ai genitori domande sulla sorte del mondo alle quali è difficile rispondere, egli affianca un gruppetto di ragazzini, pronti a discorrere con la loro amica dei problemi degli adulti. Ne fanno parte Felipe, timido e sognatore, Manolito, figlio del droghiere, Susanita egocentrica e smodatamente ambiziosa, Miguelito, ingenuo e ottimista, ed anche il fratellino Nando, e Libertà, bimbetta il cui padre parla sempre di una strana cosa chiamata “rivoluzione”.
Così, nel 1968, l’anno della contestazione, il personaggio fa il suo esordio in Europa: una trentina di strip tradotte in italiano, appaiono nel libro “Il libro dei bambini terribili”, curato da Marcelo Ravoni e Valerio Riva. L’anno dopo Bompiani edita il volume “Mafalda la contestataria”, con un’introduzione di Umberto Eco; contemporaneamente le vignette sbarcano in mezzo mondo, diventano immagini per poster, quaderni, cartoline, biglietti d’auguri. Alla fine, la fama di Mafalda eguaglierà quella di Linus e Charlie Brown, dato essa appare come l’interprete più autentica e credibile delle inquietudini e delle contraddizioni che agitano la società. Tuttavia, nonostante l’enorme successo, nel giugno 1973 la serie si conclude.
Dopo aver creato quasi duemila strisce in dieci anni e aver composto un’opera stipata di abbaglianti allegorie della contemporaneità, Quino decise che Mafalda aveva svolto il suo compito, che ogni ulteriore strip sarebbe risultata inutile o ripetitiva. La produzione si interromperà, ma ciò non scalfirà la fortuna del personaggio, i cui libri continueranno ad essere ripubblicati in ogni continente, tradotti in venti lingue, venduti, ad oggi, in oltre cinquanta milioni di copie.
Quino, dal 1973, si dedica alle vignette di satira sociale ma è anche disponibile a riportare in scena Mafalda, quando la sua immagine serve a rendere più coinvolgenti grandi campagne educative, come, ad esempio, quella promossa anni fa dall’Unicef, in occasione della Dichiarazione dei diritti del Bambino. Il 50° compleanno della ragazzina di carta è festeggiato in molti Paesi e in Italia la mostra itinerante “Quino por Mafalda” fa tappa al LatinoAmericando al Forum di Assago per poi approdare a Pavia. Infine, Magazzini Salani ha pubblicato una nuova edizione delle strisce, raccolte in dodici volumi di formato orizzontale, e ha stampato la collezione completa in un volume dalla copertina dorata dal titolo “Tutto Mafalda”. Da non perdere per i fan della “ribelle”.
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