Aula troppo affollata al Vallisneri: il docente non fa lezione

È successo a Medicina, ora di Chimica: studenti in piedi, locale non a norma. Il prof Bernardi: «Problema serio, frequenza obbligatoria e non ci sono i posti»
20081023 - ROMA - CRO: LEGALITA': INIZIATIVE 'AMMAZZATECI TUTTI' ALLA SAPIENZA DI ROMA. L'Aula Magna della facolta' di Giurisprudenza dell'Universita' La Sapienza di Roma gremita durante la "Lezione sulla Giustizia" con il giornalista Marco Travaglio organizzata oggi pomeriggio dal Movimento antimafie ''Ammazzateci Tutti'' e dall'Associazione ''Sapienza in Movimento'' come prima tappa della campagna ''Sapienza in Movimento per la Legalita'''. CLAUDIO PERI-MASSIMO PERCOSSI / ANSA / PAL
20081023 - ROMA - CRO: LEGALITA': INIZIATIVE 'AMMAZZATECI TUTTI' ALLA SAPIENZA DI ROMA. L'Aula Magna della facolta' di Giurisprudenza dell'Universita' La Sapienza di Roma gremita durante la "Lezione sulla Giustizia" con il giornalista Marco Travaglio organizzata oggi pomeriggio dal Movimento antimafie ''Ammazzateci Tutti'' e dall'Associazione ''Sapienza in Movimento'' come prima tappa della campagna ''Sapienza in Movimento per la Legalita'''. CLAUDIO PERI-MASSIMO PERCOSSI / ANSA / PAL

PADOVA. Ora di Chimica. I neostudenti di Medicina, che in questi giorni assistono alle prime lezioni, prendono posto in aula, ansiosi di cominciare. Piano piano la sala, capienza massima 210 posti, si riempie tutta. Una ventina di ragazzi rimangono in piedi e la docente, constatata la situazione, si rifiuta di continuare per «ragioni di sicurezza». Le matricole vengono invitate ad uscire e la lezione rinviata.

L’episodio, accaduto al complesso Vallisneri, risale a giovedì scorso. Ma non si tratta di un caso isolato, né al primo anno né ai successivi: «Quello delle aule è un problema serio e paradossale», spiega il professor Paolo Bernardi, del dipartimento di Scienze Biomediche, «i nostri corsi hanno l’obbligo di frequenza, ma le aule non bastano per il numero di iscritti. Gli studenti sono 450 per corso, che dividiamo in due canali da 225 ciascuno. Le aule, però, sono da 210 posti. Senza contare che al numero ufficiale si aggiungono tanti altri».

Gli “abusivi” non sono pochi: al primo anno ci sono i ricorsisti, che pur non avendo passato il test sperano di entrare in seguito, e intanto si portano avanti con le lezioni. Poi si aggiungono i “ritardatari” fuori corso, e a fare il pieno si fa presto. Non che il sovraffollamento sia un problema recente: in altri periodi, lo ricordano ancora gli anziani allievi di Concetto Marchesi, l’inconveniente era motivo d’orgoglio, almeno per gli accademici. Oggi però, oltre al diritto dei ragazzi ad avere spazi adeguati, ci sono anche norme di sicurezza ben precise, che vanno rispettate. «Altrimenti» puntualizza Bernardi «si rischia la denuncia, e in passato ci sono già state ispezioni. In altre parole, per garantire il diritto allo studio, siamo obbligati all’illegalità». Secondo il docente, per lavorare bene, servirebbero aule da 300 posti. La questione, però, è matematica: a Medicina, l’aula più grande è la Morgagni: 394 posti. Poi ci sono la Ramazzini, da 300, e la Vesalio, da 200. Tutte le altre sono ben più piccole, comprese quelle del fiore di Botta: la più grande può ospitare 140 studenti. Insomma, le aule che potrebbero soddisfare le reali esigenze sono due, ma gli anni di Medicina sono sei. Proprio per questo, molti docenti guardano con diffidenza l’eventuale eliminazione del numero chiuso: «La situazione, già precaria, diventerebbe insostenibile» sostiene il professor Bernardi. D’altro canto, però, «frequentare è un diritto» fa presente Gabriele Gazzano, del Sindacato degli Studenti «e le lezioni universitarie sono pubbliche, per definizione. Chiunque, iscritto o no, può entrare e seguire, anche solo per piacere. I disagi ci sono, e non solo per via dei docenti che, legittimamente, si rifiutano di fare lezione.

Gli studenti di uno stesso canale, per mancanza di spazi, a volte vengono divisi in due aule: in una c’è il docente, nell’altra si segue via streaming. Vengono proiettate le slides, ma la voce del professore va e viene, per i frequenti problemi di microfono. Senza contare che non c’è interazione, quindi non puoi fare domande». Il numero chiuso, però, per le associazioni studentesche non è la soluzione: «ne abbiamo già avuto la dimostrazione» sostiene Gazzano «gli inconvenienti persistono e nel frattempo molti rimangono esclusi. È inutile restringere l’accesso, sarebbe più sensato investire seriamente sull’edilizia, creando spazi adeguati».

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