Auto come giaciglio Sono morti nel sonno

Due giovani moldavi sono stati trovati privi di vita, asfissiati nella vettura Erano appena arrivati e avevano un amico che non poteva ospitarli
Di Cristina Salvato
MALAGOLI REC FOTO CARABINIERI ALBIGNASEGO Popa Nicolae
MALAGOLI REC FOTO CARABINIERI ALBIGNASEGO Popa Nicolae

ALBIGNASEGO. Si chiamavano Gheoghe Dabija e Nicolae Popa. Avevano 19 e 31 anni: sono morti asfissiati all’interno dell’auto in cui dormivano, in un parcheggio di via Giorgione ad Albignasego. A trovarli ieri, poco prima delle 13, è stato il proprietario della Opel Astra, un giovane moldavo come loro, che gliela aveva prestata perchè avessero un giaciglio dove trascorrere la notte.

Erano morti ormai da ore, il motore acceso, il riscaldamento che andava, i finestrini completamente chiusi. Sono passati in silenzio dal sonno alla morte: forse hanno consumato l’intera riserva di ossigeno oppure un malfunzionamento del sistema di scarico ha saturato in modo lento, ma letale, l’abitacolo. Sarà l’autopsia a stabilirlo. I carabinieri di Albignasego stanno sentendo il connazionale, per capire chi fossero i due uomini, quando sono arrivati in Italia e il motivo. Sono stati posti sotto sequestro i loro telefoni cellulari, per capire dalle celle che hanno agganciato i loro spostamenti, ma anche alcune monete ritrovate all’interno dell’auto. I due giovani erano arrivati in Italia passando per la Slovenia, stando al tagliando che avevano sul parabrezza della Twingo con targa moldava, con cui erano giunti nel nostro Paese. Si erano fermati ad Albignasego, appoggiandosi al giovane connazionale che dimora in via Giorgione, in un grande complesso a ferro di cavallo, dove è ospite di una coppia, lui italiano e lei moldava. La donna dice di averlo ospitato perché è un suo collega, oltre che connazionale, e che recentemente aveva perso il lavoro. Non se l’è sentita però, di dare un letto anche a Gheoghe Dabija e Nicolae Popa, magari perché non li conosceva o per non avere problemi col padrone di casa.

Fatto sta che i due avevano avuto come unica prospettiva quella di dormire in auto. Una scelta probabilmente inevitabile, che si è trasformata in tragedia. L’amico, visto che la Twingo è piuttosto piccola come vettura, ha prestato loro la sua Opel Astra. Le due auto erano posteggiate vicine, con gli effetti personali dei due uomini. Nella Twingo erano rimasti i loro borsoni con i vestiti e alcuni oggetti. Sul cruscotto c’era ancora la buccia di un mandarino, che devono aver consumato come cena. All’interno della Opel Astra, invece, c’erano i piumoni e i cuscini che avevano utilizzato per ripararsi e allestire un letto abbassando i sedili. C’era pure una confezione di krapfen alla crema che avrebbero mangiato al risveglio per colazione. Sono rimasti lì, come tutti i loro effetti personali, nell’immobilità della morte che ha invaso l’abitacolo.

Per scaldarsi avevano lasciato accesi il motore e il riscaldamento e forse questo potrebbe essere stato loro fatale. Quando, verso le tredici, il proprietario dell’auto è sceso a prenderla per andare via, ha aperto lo sportello e li ha trovati lì, con gli occhi chiusi, rannicchiati sotto la trapunta. Li ha chiamati e scossi, ma ormai erano rigidi: la morte dovrebbe essere sopraggiunta tra le 2 e le 3 di notte: il medico legale sarà più preciso dopo l’esame autoptico. In apparenza non vi sono segni di violenza sui corpi. Sono stati pertanto chiamati i carabinieri, che hanno avviato le indagini per capire come fossero morti e chi fossero i due: non avevano un visto, ma solo un passaporto e una carta di identità moldava. Il più giovane aveva delle recenti fasciature alle caviglie. I loro nomi risultano senza precedenti, ma si attendono le analisi delle impronte digitali. Chiunque fossero e qualunque sia stato il motivo che li ha spinti in Italia, certamente avevano dei progetti che si sono infranti: non avrebbero mai immaginato di addormentarsi una sera, per non svegliarsi più.

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