Autonomo padovano ucciso dalla polizia

Era un sabato mattino, il 9 marzo 1985, a Trieste: il padovano Pietro Maria Greco, detto Pedro, esponente di Autonomia operaria, coinvolto nel processo “7 aprile”, sta uscendo dal suo appartamento in...
Era un sabato mattino, il 9 marzo 1985, a Trieste: il padovano Pietro Maria Greco, detto Pedro, esponente di Autonomia operaria, coinvolto nel processo “7 aprile”, sta uscendo dal suo appartamento in via Giulia 39. Sul pianerottolo trova tre uomini della Digos che lo aspettano: ci sono degli spari e Pedro resta ucciso da diversi colpi. Il movimento antagonista padovano reagisce con una manifestazione di 10 mila persone il 17 marzo. Violando il divieto che da sei anni bandiva da Padova le manifestazioni politiche. Il centro sociale che nasce dopo qualche mese viene dedicato proprio a lui: è il centro Pedro in via Ticino, uno dei centri sociali più influenti d’Italia. Distanti dalle posizioni ideologiche intransigenti del Gramigna, dopo la fase No Global e Disobbedienti, i pedrini guardano avanti dopo un cambio della guardia epocale avvenuto nel 2015, con la “rottamazione” degli storici leader, dagli autonomi Piero Despali a Wilma Mazza, fino a Max Gallob, leader del centro sociale di via Ticino dal 2002 fino all’estate 2014. Oggi il portavoce è il padovano Enrico Zulian.


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