Autopsie fantasma: «Dal professor Ferrara esempio negativo»

Depositate le motivazioni della condanna a 3 anni per truffa e falso ideologico. Firmava le relazioni ma non eseguiva le autopsie. Il gup: «Violato il principio di lealtà con i magistrati»
il professore Santo Davide Ferrara
il professore Santo Davide Ferrara

PADOVA. Il professor Santo Davide Ferrara è «un dirigente pubblico che, a livello nazionale ed internazionale, fa parte di numerosi organismi scientifici». «È un docente universitario, e questo è particolarmente importante, che ammaestra i futuri medici legali». Infine è un soggetto «che viene nominato consulente in procedimenti penali e a cui si affidano importanti e non ripetibili accertamenti». Per il giudice per l'udienza preliminare Mariella Fino queste sono le tre principali motivazioni della sentenza con rito abbreviato nei confronti del direttore dell'istituto di Medicina Legale di Padova, il professor Santo Davide Ferrara, 64 anni, condannato lo scorso 15 aprile a tre anni di reclusione per truffa aggravata e falso ideologico.

«Almeno in un caso due specializzandi di Medicina Legale non solo non sono stati formati ma hanno ricevuto un esempio negativo». Nei giorni scorsi il Gup ha depositato le motivazioni. Nelle 22 pagine viene ripercorsa l'intera vicenda delle sei autopsie affidate fra il 2006 e il 2009 dalla procura di Padova a Santo Davide Ferrara che per il pm Sergio Dini non sarebbero state eseguite personalmente dal professore di medicina legale. Un'indagine nata dall'esposto del professor Daniele Rodriguez in «guerra» con Ferrara per la direzione di Medicina Legale. Nelle motivazioni della sentenza il Gup Mariella Fino sottolinea poi come «per il comportamento processuale non improntato a resipiscenza, sommato alle precedenti ragioni, si reputa di non dover disporre le attenuanti generiche e di dover applicare una pena superiore al minimo edittale».

Il Gup mette nero su bianco che Santo Davide Ferrara «non ha restituito i compensi illecitamente percepiti, non ha manifestato rincrescimento alcuno, ha affermato e insistito che per un'autopsia è sufficiente mezz'ora o anche meno, comprensiva dell'attività didattica a favore degli specializzandi». Il pubblico ministero Sergio Dini aveva chiesto 1 anno, 10 mesi e 20 giorni. Il Gup come pena base aveva inflitto al medico legale 4 anni e 6 mesi, ridotta di un terzo per lo sconto del rito abbreviato. Il magistrato non ha dunque riconosciuto le attenuanti generiche al medico, ritenendolo penalmente responsabile per 2 dei 6 fatti contestati. Per quattro episodi, infatti, è stato assolto perché la prova è stata ritenuta insufficiente. «Ritenendo di poter fissare come tempo minimo limite quello di un'ora per l'esecuzione di un'autopsia, si è optato per una valutazione restrittiva e prudente improntata al massimo favor rei» si legge nei criteri generali di valutazione all'interno delle motivazioni alla sentenza.

«Laddove la partecipazione del professor Ferrara alle fasi salienti dell'accertamento autoptico, pur improbabile, fosse comunque non impossibile e tale da doversi radicalmente escludere, si è optato per una sentenza assolutoria». Nessuna mania di persecuzione, dunque. Il giudice ha condannato il professor Ferrara sono nei casi in cui gli orari erano insindacabilmente incompatibili con la presenza del medico davanti al cadavere. I difensori (l'avvocato-senatore Piero Longo, legale del premier Berlusconi, e la collega penalista Anna Desiderio) avevano sollecitato la piena assoluzione. Falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici e truffa aggravata ai danni del ministero della Giustizia, con abuso di potere e violazione dei diritti inerenti la pubblica funzione di consulente tecnico del pubblico ministero. Queste le accuse mosse contro uno dei maggiori esperti di tossicologia forense. Tra il 2006 e il 2009 Ferrara aveva ricevuto l'incarico dalla procura padovana di svolgere sei autopsie di cui aveva firmato la relazione. Autopsie che per l'accusa non avrebbe materialmente eseguito, nonostante avesse sottoscritto la relazione finale trasmessa all'autorità giudiziaria.

Una prospettazione accolta dal giudice in due casi. Il 25 febbraio 2008 il professor Ferrara non eseguì la perizia su Marco Barbato (pagata dalla procura 1.602,29 euro) iniziata alle 10.30 all'Istituto di medicina legale: alle ore 11.11 era a bordo del treno partito dalla stazione di Padova e diretto a Roma. Anzi, il medico legale sarebbe già stato in stazione alle ore 11.05. In meno di mezz'ora, dunque, non avrebbe mai potuto portare a compimento l'operazione. E nemmeno effettuò l'autopsia sul corpo di Umberto Brusamolin il 22 gennaio 2009 prevista alle ore 14 sempre all'Istituto (liquidata con 1.405 euro): secondo alcune testimonianze il professor Ferrara si era allontanato dal suo studio per un tempo inferiore a quello richiesto per realizzare un'autopsia. Negli altri 4 casi contestati, i tempi sono risultati «compatibili» con quelle che erano state definite le «presenze fantasma» del direttore. Come nelle autopsie su Luciana Contiero e Alda Gallo fatte a Padova ed Este il 27 aprile 2006 e su quelle di Giovanni Rinaldi (19 maggio 2008) e Diego Brusauro (6 giugno 2009).

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