«Avete fatto cadere il sindaco, siete infami»

PIOVE DI SACCO. Un volantino anonimo, zeppo di offese e commenti diffamatori, nel perfetto stile di chi a Piove di Sacco, e non è la prima volta che si cimenta in queste operazioni, la politica la fa così. Dietro le quinte. E sporca. Un foglietto intitolato “L’eco dell’infame” che mette sotto accusa per la caduta della giunta dell’ormai ex sindaco Sandro Marcolin i consiglieri comunali Ferruccio Miotto, Alberto Canova, entrambi del Pdl, l’ex vice sindaco leghista Andrea Recaldin e il consigliere del Partito democratico Davide Gianella. Tutti accusati, a vario titolo, di avere avuto un ruolo nella fine anticipata dell’amministrazione di centrodestra.
Da mercoledì, quando undici consiglieri hanno rassegnato le proprie dimissioni sfiduciando Marcolin e la sua maggioranza, il sindaco non ha proferito verbo. Di più. Ai suoi ha manifestato il desiderio di finire nell’oblio. Dimenticato. A riempire il silenzio di Marcolin ci ha pensato l’autore del volantino, lasciato in ogni angolo della città l’altra notte in modo che ieri mattina, data anche la presenza del mercato, centinaia di persone potessero vederlo. E ce n’è per tutti: per Miotto che avrebbe tradito il patto con il sindaco, per Canova che dopo tre anni e mezzo di imboscate e bordate finalmente ha visto cadere l’era Marcolin, per Recaldin che fino a un mese e mezzo fa con Marcolin governava, per Gianella che avrebbe mediato fra i vari oppositori per raggiungere il risultato di mercoledì.
«Infame è chi non ha nemmeno il coraggio di firmare ciò che scrive» la reazione condivisa di Recaldin e Gianella, «normalmente se uno ha dubbi di rilevanza penale sulle persone va in Procura e denuncia, non va in giro di notte come un ladro ha distribuire foglietti. Noi di certo faremo querela».
«Il volantino» dice Miotto accusato di aver tradito Pdl e sindaco, «non mi interessa. L’unica cosa che mi interessa in questi giorni sono le tantissime telefonate attestazioni di stima e solidarietà che ricevo». Chissà se ne ha ricevute più lui o Marcolin.
Alberto Canova affonda: «Un testo con simili contenuti denota l’intelligenza che ha, anzi non ha, chi l’ha concepito e scritto. È talmente miserabile come gesto che può ispirare solo pena perché per arrivare a tali bassezze bisogna essere proprio disperati». Peccato che l’ex sindaco non parli, altrimenti sarebbe curioso sapere cosa pensa anche lui dell’operato dei suoi strenui e anonimi difensori.
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