«Aveva detto di avere brutte sensazioni»

MONSELICE. Domani alle 10.30 nella chiesa del Redentore verrà celebrato il funerale di Michele Chinello, l’alpinista che ha perso la vita con il compagno di arrampicata Carlo Gomiero: i due sono precipitati per trecento metri, giovedì scorso, mentre tentavano la difficile scalata del Sass Maòr nella via Scarlet-Biasin. Il feretro di Michele è arrivato martedì a Monselice e la famiglia ha deciso di celebrare la funzione nella chiesa dove Michele si era sposato con Monica.

«Ho conosciuto Michele quando aveva vent’anni», racconta l’amica Laura Rigon, «avevamo una bellissima compagnia con la quale andavamo sempre a fare arrampicate, carichi di energia: dormivamo in tenda e facevamo grigliate in mezzo alla natura che tanto amava. Era un uomo pieno di vita, da giovani non avevamo nessuna paura dei pericoli, ma andando avanti con l’età Michele era diventato un maniaco della sicurezza. Faceva il pittore in gioventù e ogni tanto ancora oggi si destreggiava in piccoli lavori solo per gli amici, per trascorrere qualche ora con loro. Io all’epoca studiavo per diventare infermiera ed ho avvicinato Michele al mondo della medicina, gli avevo dato un messaggio di cambiamento di vita e dopo poco anche lui, come la sorella, ha deciso di intraprendere questa strada perché sentiva che doveva fare un lavoro che lo gratificasse di più. Ma soprattutto voleva avere il tempo da dedicare alla montagna per perfezionare le sue capacità e diventare istruttore di arrampicata».

«Di passioni ne aveva davvero tante», continua, «ripenso alle foto del mio matrimonio che aveva realizzato lui. Ma la sua testa era sempre verso l’arrampicata, ci siamo davvero divertiti tantissimo. Lui amava anche altri sport, era cintura nera di karate. Lui e Monica, anche lei infermiera, erano una coppia bellissima, sono stati sulle cime del Nepal assieme. Era da tempo che non lo vedevo, ma lo portavo sempre nel cuore, ho dei bellissimi ricordi: lui era una persona solare ma testarda, come la roccia. Ma forse era arrivato il suo momento, Michele prima di partire per la sua avventura nel Sass Maòr aveva raccontato ad alcuni amici comuni di avere una brutta sensazione, non si sentiva sereno per vari motivi. Ma erano preparati, sia lui che Carlo, ed il meteo era perfetto. La montagna ha voluto tenerlo per sempre con sé». —

Giada Zandonà

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