«Aveva un fisico da astronauta e una straordinaria umanità »

CITTADELLA

«Le devo tutto». Fabrizio Dotto è il marito di Guglielmina, il padre del campione. «Ci conoscevamo da 38 anni, sposati da 33, è stata lei a individuare il nuoto come sport per nostro figlio. A me bastava che Luca facesse qualsiasi attività fisica, ma lei aveva la passione del nuoto, anche se all’epoca non sapeva nuotare». Una donna straordinaria, portata via troppo velocemente. «L’ho forzata a fare una visita, c’erano dei piccoli sintomi, il chirurgo che l’ha operata a Padova mi ha detto che aveva il fisico di un’astronauta. Aveva una passione straordinaria per il movimento, era gioiosa, sapeva commuoversi e godere anche di cose semplicissime, come osservare due paperelle in un lago. Mi ha insegnato ad apprezzare le piccole cose, i dettagli, e faceva sempre tutto con umiltà, quasi nascondendosi. Non potevo chiedere di meglio dalla vita che avere una compagna come lei». Un mese fa l’operazione, la speranza aperta da qualche piccolo miglioramento: «La seguivamo sempre, ci prendevamo cura di lei, c’ero o io o Luca. In queste settimane abbiamo vissuto l’umanità del reparto di Neurologia di Cittadella, mi hanno detto che erano in difficoltà con mia moglie perché era sempre così gentile, educata, mai un lamento, era impossibile essere professionali perché incrociava i sentimenti umani più belli». Fabrizio e Guglielmina erano papà e mamma di un campione di nuoto, partito dalla provincia e arrivato ai vertici della soddisfazione sportiva: europei, mondiali, due Olimpiadi. «Lei non era orgogliosa di Luca, la parola giusta», conclude, «è che era felice, come me. Era timorosa delle luci della ribalta, e quindi ha sempre avuto un occhio di riguardo, attento. Tra di noi c’era la complicità di seguire le sue gare con la stessa ansia degli esordi: le stesse emozioni, quando metteva in fila le prime vittorie nelle piscine locali, quando ha raggiunto l’oro a Londra». —

S. B.

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