Aviaria, nuovo allarme per la Bassa Padovana: allevamenti a rischio
Summit ad Albignasego lunedì 20 gennaio promosso da Confagricoltura Padova. Barbetta: «Tanti danni, servono sostegni agli allevatori»
Gli 11 focolai di influenza aviaria che dal 26 dicembre al 4 gennaio scorso sono stati accertati tra le province di Mantova e di Verona, spesso correlati dal punto di vista epidemiologico, e i quattro casi fra il 3 e il 4 gennaio nel Veronese in due allevamenti di tacchini, uno di polli e uno di ovaiole, preoccupano Confagricoltura Padova che teme che l’epidemia si propaghi anche alle aziende padovane, in particolare dell’area della Bassa.
Piena emergenza
«Ci troviamo in piena emergenza» conferma Michele Barbetta, allevatore avicolo di Carceri e presidente della sezione avicola regionale di Confagricoltura Veneto. «Al momento la zona interessata dai contagi di aviaria è al confine tra Mantova e Verona, ma il timore è che l’influenza si allarghi. Dal Basso Veronese al Basso Padovano i numeri degli allevamenti avicoli sono importanti. Siamo molto preoccupati, perché i contagi avvengono per trasmissione aerea e, nonostante lo scrupolo dei servizi veterinari e l’impegno degli allevatori, potrebbero estendersi in altre zone. Centinaia di aziende tra Lombardia e Veneto sono ferme e non possono accasare, e per ora non c’è la prospettiva di avere un rimborso dei danni. Il settore ha investito molto in questi anni, sia per l’adeguamento delle biosicurezze che delle strutture, soprattutto in tema di benessere animale. Abbiamo rate di mutui da pagare, ma come facciamo se le aziende si fermano» si interroga Barbetta, «chiediamo risposte urgenti alla politica, da Roma a Bruxelles».
Il summit
Per discutere dei problemi, sanitari ed economici, la sezione avicola di Confagricoltura Veneto ha organizzato un incontro con gli associati per lunedì 20 gennaio alle 10.30 nella sede di Confagricoltura Padova, ad Albignasego. Porteranno il loro contributo Calogero Terregino, direttore del dipartimento di Scienze biomediche dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie e Michele Brichese, direttore dell’unità organizzativa Sanità animale e farmaci veterinari della Regione Veneto.
«I danni si possono già contare e altri ce ne saranno: sia diretti, dovuti all’abbattimento degli animali degli allevamenti infetti e di quelli limitrofi, sia indiretti, dovuti ai vincoli determinati con il vuoto sanitario, con il fermo allevamento”, evidenzia Barbetta che chiede sostegni per le aziende costrette a interrompere la produzione. —
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