Bagno sporco, turisti bloccati i gestori del bar pagano i danni



Chiusi dentro al bar dai gestori e minacciati che non sarebbero usciti «fino a quando non avessero pulito la m... che avevano lasciato in bagno». È capitato a due turisti pisani che saranno tornati all’ombra della Torre pendente con un ricordo spiacevole della città della Rocca. Una vicenda che ha avuto uno strascico giudiziario che si è concluso ieri in tribunale a Padova a distanza di 3 anni e 5 mesi dai fatti. V.U., 60 anni, e una donna, I.B. di 55, residenti a Pisa il 20 febbraio del 2016 sono a Monselice. Probabilmente una giornata nella quale avevano visitato le bellezze di Monselice e della Bassa Padovana.

BISOGNO FISIOLOGICO

Entrano nel bar La Rocca in centro e hanno un diverbio piuttosto acceso con la titolare del bar, Silvia Martini, 31 anni, e con Mattia Martini, 32 anni, pure lui impegnato dietro il banco del locale (da un paio d’anni chiuso). Dall’imputazione formulata dal pubblico ministero Emma Ferrero si evince che, appena accertato che il bagno era stato sporcato, Silvia Martini ha abbassato le tapparelle del bar e chiuso la porta, inserendo i doppi paletti di sicurezza. Quindi sia lei che Mattia Martini hanno impedito ai due pisani di allontanarsi dal bar, urlando che non sarebbero usciti dal locale fino a quando non avessero pulito la toilette, offendendoli ripetutamente. Per i toscani quanto successo non poteva finire lì. Sono stati chiusi all’interno, «costretti a tollerare le offese mosse nei loro confronti» scrive la Procura.

SEQUESTRO DI PERSONA

Hanno sporto querela lamentando il sequestro di persona. Che però è stato ridimensionato dall’imputazione del sostituto procuratore, che ha spedito a processo i due baristi per violenza privata. Quindi, a processo iniziato, l’avvocato che difende i baristi, Gianluca Greggio, ha trovato un’intesa per il risarcimento del danno e la conseguente revoca della parte civile dei pisani. Alla fine il giudice Marina Ventura (pm d’udienza era Federica Travagnin) ha dichiarato il non doversi procedere e il reato si è estinto. In precedenza il reato stesso, da violenza privata era stato derubricato in minaccia. Non è emersa in aula la cifra determinante per la remissione della querela che ha spinto le parti offese a chiudere le ostilità. Nulla si sa nemmeno del grado di esasperazione al quale potessero essere arrivati i due baristi al momento dei fatti: se avessero subito in precedenza la visita di clienti poco educati nell’uso dei bagno del bar e fossero al limite della sopportazione. —

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