Banca Intesa chiude 5 sportelli in provincia di Padova. La Cisl: «Danno a tutta l’area»
Il nodo della desertificazione bancaria, particolarmente colpita la Bassa. La filiale di Agna sarà inglobata da Anguillara Veneta, Villa Estense da Este. Il sindaco: «Questo è un fenomeno che ormai denunciamo da molti anni»

Continua il piano di chiusura delle filiali di Intesa Sanpaolo, in particolare nella Bassa padovana. A giugno toccherà agli sportelli di Agna, l’unica filiale in paese, che verrà inglobata da Anguillara Veneta, di Villa Estense (assorbito da Este), Piacenza d’Adige (Badia Polesine), altro Comune che si troverà senza una banca. Nell’Alta padovana tocca invece a San Giorgio in Bosco, i cui clienti dovranno fare riferimento a Cittadella. E non finisce qui perché ad ottobre Sarmeola ingloberà Rubano e pure in centro a Padova lo storico Monte di Pietà confluirà nella grande filiale di piazza Eremitani, inaugurata lo scorso dicembre, a sua volta frutto dell’unione di due storiche sedi.
A queste si aggiungono le altre filiali in provincia di Rovigo, per un totale di 13 sportelli nel corso dell’anno tra le due province. Un processo ormai inesorabile che ha portato al progressivo abbandono di interi territori da parte di grandi gruppi bancari.
Negli ultimi anni Intesa, storicamente diffusa in maniera capillare con l’allora Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, aveva chiuso, ad esempio, le filiali di Maserà di Padova, Casalserugo, Bovolenta e Polverara, e altre ancora. Un fenomeno al quale le organizzazioni sindacali guardano con preoccupazione, sia per l’impoverimento dei servizi sul territorio che per le conseguenze sul fronte occupazionale.
«Ormai prosegue, inesorabile, la desertificazione bancaria che denunciamo e monitoriamo ormai da anni tramite il nostro osservatorio», afferma Alessandro Pani, segretario della First Cisl di Padova e Rovigo. «Un fenomeno a cui contribuiscono tutte le aziende bancarie, in particolar modo i grandi gruppi, che dietro al paravento della digitalizzazione della clientela celano obiettivi di riduzione dei costi, rappresentati dalle sedi fisiche e dal personale. Le prossime chiusure colpiranno molte piccole realtà comunali, le quali attualmente hanno nella filiale bancaria uno dei capisaldi della vita comunitaria, perno dell’economia locale, servizio importante e punto di riferimento non solo per le questioni prettamente legate alle esigenze finanziarie, in particolare per le fasce più deboli della popolazione, che saranno peraltro costrette a spostarsi talvolta anche di parecchi chilometri, prima di trovare uno sportello. Siamo di fronte all’ennesimo impoverimento al tessuto sociale di zone già economicamente in difficoltà, quali la Bassa padovana e il Polesine», aggiunge il sindacalista.
Sul fronte dell’occupazione First Cisl ricorda che il piano uscite per esodo e pensionamento coinvolgerà nei prossimi anni novemila dipendenti del gruppo, sostituiti da circa 3.500 giovani, almeno duemila dei quali saranno però assunti con la formula del contratto misto, due giorni a settimana da dipendenti e tre da liberi professionisti a partita Iva.
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