Bancarotta fraudolenta per l’Alcos edile Condanna a 3 anni e 4 mesi per Alessio
camposampiero. È stato condannato a 3 anni e 4 mesi di carcere l’impresario edile Vanni Alessio, 39enne di Camposampiero, già titolare di Alcos srl, fallita il 22 gennaio 2014. La sentenza è stata pronunciata ieri dal tribunale di Padova. Le accuse? Bancarotta fraudolenta e documentale (in particolare per aver distratto 242.103 euro dalle casse dell’azienda, che aveva sede a Camposampiero in via dell’Artigianato 34) e di bancarotta semplice per aver aggravato il proprio dissesto, astenendosi dal richiedere la dichiarazione di fallimento. Dopo l’avvenuto fallimento e la nomina quale curatore del commercialista Riccardo Gavassini, era stata setacciata tutta l’attività svolta dal responsabili della società. E una volta chiusa la procedura, nel maggio 2017 era stata inviata una segnalazione in procura ipotizzando che fossero sparite delle somme. E non fosse stato del tutto corretto l’operato di chi aveva la gestione societaria. Così sono iniziati i guai per Vanni Alessio, all’epoca considerato l’amministratore di fatto di Alcos dall’1 marzo 2012 al fallimento del 22 gennaio 2014: è stato accusato di aver fatto sparire 242.103 attraverso la cessione di cespiti a un’altra ditta (Csi). L’obiettivo? Sottrarre soldi all’esercito di creditori e distruggere la contabilità in modo tale da rendere difficile, se non impossibile, la ricostruzione del movimento affari e del patrimonio aziendale. Alessio è stato pure accusato di non aver consegnato al curatore fallimentare il libro-giornale e i registri Iva dal gennaio 2013 fino alla sentenza che aveva sancito il crac dell’impresa, oltre al libro cespiti e inventari. In più era stato mandato a processo anche per aver omesso di indicare nel bilancio (alla chiusura dell’esercizio 2011 ma redatto nel marzo 2012) una perdita di 590 mila euro relativa a un credito vantato dalla Alessio Giuseppe sas di sua proprietà fallita il 30 ottobre 2011. In questa situazione avrebbe anche evitato di essere lui stesso a chiedere il fallimento come imporrebbero le norme per evitare peggiori disastri. E il dissesto sarebbe stato aggravato fino a toccare perdite pari a 395 mila euro nel 2012 e 715 mila nel 2013.
Di Alcos era creditore l’impresario edile Giuseppe Schiavon, 59enne di Padova titolare di EuroStrade 90, impresa di asfaltatura di Vigonza: nel dicembre 2011 si suicidò nella sua azienda. Da Alcos avanzava 103 mila euro per un lavoro in subappalto svolto a Cittadella (la riqualificazione dell'impianto di depurazione). Giovanni Schiavon era con l'acqua alla gola: non riusciva a incassare quelli come altri crediti e la la tragedia si consumò. —
CRI.GEN.
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