Bartelle: «Iov a Castelfranco per le scelte miopi di Zaia»

La consigliera regionale punta il dito sugli accentramenti del presidente leghista Foresta: «Le risorse vengano condivise». Bandoli: «Manca la progettazione»
Continuano le polemiche sulla sede distaccata dell’Istituto oncologico veneto all’ospedale di Castelfranco. Dopo le critiche espresse dai padri fondatori dell’Irccs padovano, i professori Ermanno Ancona e Paolo Cadrobbi, arriva l’attacco del Movimento 5 Stelle. Secondo la grillina Patrizia Bartelle, la divisione dello Iov sarebbe frutto di una politica regionale di accentramento verticistico. «Si evidenzia un grave difetto della programmazione complessiva da parte della giunta Zaia che procede rincorrendo le situazioni ed accontentando con scelte discutibili le singole realtà politiche locali», dichiara la consigliera regionale Bartelle, «Questo processo decisionale avviene senza affrontare i nodi reali dei problemi, senza neppure prendere in considerazione le opinioni dei cittadini sui quali tali situazioni calano dall’alto e, soprattutto, senza promuovere una consultazione degli operatori, in questo caso i ricercatori che sono parte interessata. Si tratta di scelte sono il risultato finale di una politica di accentramento verticistico, perseguita dalla giunta Zaia, e culminata nella creazione dell’Azienda Zero».


Le nuove schede ospedaliere riconoscono all’ospedale San Giacomo 132 posti letto e 12 primariati di Oncologia. I vari reparti occuperanno quattro piani, i lavori sono già iniziati e a settembre apriranno i poliambulatori. Secondo il professore ordinario di Endocrinologia dell’Università di Padova, Carlo Foresta, la sede distaccata a Castelfranco rappresenta un’occasione di crescita. «Sì a Castelfranco, ma deve essere mantenuto uno stretto dialogo tra mondo ospedaliero e universitario», spiega il professor Foresta, «La sanità regionale potrà progredire se le risorse vengono condivise. Università e Usl sono due gambe che devono camminare all’unisono: la prima porta innovazione culturale e scientifica, la seconda applicazioni rapide e di alto livello. Sono d’accordo nel distribuire la sanità in diverse sedi con l’obiettivo finale di creare una rete qualificata e posizionata nei vari livelli di intervento». L’ex direttore della comunicazione e marketing dello Iov, Bruno Bandoli, appoggia il progetto con qualche riserva. «Castelfranco non basta, deve essere messa a punto una mappatura di tutte le altre sedi della rete oncologica», ammette Bandoli, «Castelfranco non può diventare un mero magazzino, un parcheggio dove vengono spostate delle attività solo perché quattro piani sono liberi. Non è chiaro quali saranno le altre aziende ospedaliere e Usl che ospiteranno strutture dello Iov. Saperlo faciliterebbe la partenza della rete oncologica a livello operativo: ogni azienda sanitaria dovrebbe avere un centro oncologico. Ad oggi rimane una rete virtuale perché manca la progettazione». Bandoli, per cinque anni capo di gabinetto dell’allora sindaco Giustina Destro, critica l’attuale amministrazione dell’Irccs.


«Ho iniziato a lavorare allo Iov nel 2006, quando l’Istituto era ancora in fasce», aggiunge, «Onore e merito ai primi manager che hanno avuto il coraggio di dotare Padova di un polo oncologico di eccellenza. All’epoca avevamo poche risorse, siamo andati avanti grazie alla collaborazione di Usl e Azienda sanitaria. L’errore iniziale è stato non capire che dentro le mura del Busonera, una struttura di questa rilevanza stava stretta. Ultimamente osservo un management non adeguato alla missione internazionale dell’ente, vedo un Istituto che non sa far propri i valori dei pionieri del 2006».


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