Batterio killer, aperta inchiesta Segnalati altri due casi sospetti

Batterio killer, la procura di Padova ha aperto un’inchiesta - modello 45, ossia un fascicolo che non ipotizza alcun reato, almeno per ora, in merito alla morte di un paziente operato in Cardiochirurgia a Padova nel 2014 e deceduto poco dopo. E il Tribunale dei diritti del malato (Tdm) di Padova raccoglie la segnalazione di altri due casi sospetti (per ora) di infezione da mycobacterium chimaera, il batterio killer annidato nei dispositivi della LivaNova, l’azienda inglese del gruppo Sorin che produce il macchinario Ecmo per la circolazione extracorporea del sangue. Si tratta due pazienti (uno morto, l’altro in vita), operati nel centro cardiochirurgico Gallucci dell’Azienda ospedaliera.
L’indagine
Aveva 40 anni ed era di Verona. L’autopsia non venne eseguita e non ci fu alcuna denuncia da parte dei familiari. Il caso di infezione batterica venne scoperto successivamente e il macchinario per la circolazione extracorporea del sangue venne sostituito. L’indagine è condotta dal pm Benedetto Roberti che ha delegato i carabinieri del Nas. Dall’Azienda Ospedaliera è già arrivata in procura un dettagliato rapporto. A oggi, in Veneto, sono stati diagnosticati 16 casi di infezione batterica con 6 decessi totali, quattro a Vicenza e uno ciascuno a Padova e a Treviso. Cinque casi sono conseguenti a interventi cardiochirurgici con l’uso della macchina Ecmo(due operazioni risultano eseguite fuori Regione) eccetto la morte dell’anestesista vicentino Paolo Demo. Sul batterio killer risulta già aperta una indagine a Vicenza.
due casi sospetti
«Grazie al nostro medico legale, stiamo vagliando due segnalazioni sospette appena arrivate allo sportello del Tribunale dei diritti del malato» conferma l’avvocato Manuela Da Ruos, uno dei legali del Tdm con i colleghi Simonetta Pastorello e Carlo Mursia. Risale al 2015 la morte di un 62enne trevigiano (viveva nel Montebellunese) operato nel febbraio 2009 nella Cardiochirurgia di Padova per la sostituzione di una valvola mitralica. Operazione tecnicamente riuscita. Sei anni più tardi cominciano i malesseri: attacchi continui di febbre, dolori, mancanza di respiro. Inevitabile il ricovero. La diagnosi? Polmonite. Tuttavia i medici, spiega la moglie al Tdm, riferiscono di non sapere con quali antibiotici aggredire la malattia. In pochi mesi quell’infezione si estende fino a colpire il cuore. E arriva il decesso.
Il secondo caso segnalato riguarda un pensionato 78enne di Padova, sottoposto nel marzo 2017 a un intervento per la sostituzione della valvola mitralica e la riparazione della tricuspide. Nell’aprile successivo il trasferimento nel centro per la riabilitazione di Lonigo. Il 24 del mese è prevista la dimissione, ma una radiografia svela una bolla d’aria al polmone. «Dal giorno dell’intervento la mia vita è cambiata» ha raccontato il paziente al Tdm. Da due anni a questa parte costante la febbre alta, forte l’astenia con un dimagrimento di oltre 20 chili, la difficoltà di deambulazione e numerosi i ricoveri, uno dei quali dura sei mesi visto. Poi la scoperta: le valvole sono state colpite da un’infezione.
«Siamo a disposizione dei pazienti che temono di essere stati contagiati» rilevano l’avvocato Da Ruos, che è anche vicepresidente regionale di Cittadinanza Attiva, con il presidente provinciale di Padova del Tdm, Carlo Tobaldo, «Ecco perché i nostri volontari saranno a disposizione nella sede del Tribunale del malato in via Giustiniani 2 (al IV piano sopra il reparto di Psichiatria) nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì dalle 9 alle 11». Il recapito telefonico è 049.8213904 oppure 393.1412399. Conclude l’avvocato Da Ruos:« Al momento, ripeto, si tratta di due casi sospetti sui quali sono in corso verifiche. Aspettiamo altre segnalazioni e non escludiamo di portare avanti una class action, ovvero un’azione comune dei pazienti o delle famiglie, non solo civile ma pure penale se ce ne saranno i presupposti». —
Carlo Bellotto
Cristina Genesin
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