Batterio killer, la Regione avvisa diecimila pazienti

L’arco sospetto è il 2010-2017: la sanità invierà a tutti la scheda informativa sui sintomi e i numeri per i controlli clinici a chi è stato ricoverato nelle cardiochirurgie

VENEZIA. Tanti, troppi. Nel Veneto, dal 2010 ad oggi, «i pazienti potenzialmente interessati» dall’infezione provocata dal Mycobacterium chimaera nelle sale cardiochirugiche «sono stimati in circa 10 mila»: a tutti costoro la sanità regionale invierà «una scheda informativa contenente le informazioni sui sintomi» - febbre, tosse cronica, stanchezza, sudorazione notturna, dimagrimento - nonché «l’indicazione dei numeri di telefono da contattare per qualsiasi evenienza e per gli eventuali approfondimenti clinici necessari».

Il gruppo degli esperti La decisione, che sancisce la gravità e la diffusione dell’allerta, è maturata in serata a Padova, a conclusione di una lunga riunione del gruppo di lavoro istituito dalla Regione - e presieduto da ll’igienista Francesca Russo - per fronteggiare le infezioni in atto e prevenire ulteriori contagi tra i cardiopatici sottoposti ad operazioni a cuore aperto - impianto/ sostituzione di valvole e bypass, in primis - con l’impiego degli apparecchi di termoregolazione extracoporea (il fatidico modello Stockert 3T della multinazionale britannica LivaNova) indicato come un micidiale veicolo dei germi.

Batterio killer in cardiochirurgia, 5 cose da sapere
Mycobacterium Chimaera, batterio killer, al microscopio

Circostanza, questa, che si rivela assai più che un sospetto: «Le evidenze scientifiche suggeriscono che l’infezione dei pazienti può avvenire tramite aerosol proveniente dall’acqua dei dispositivi», affermano gli esperti, rimarcando che «la Regione del Veneto congiuntamente alla Regione Emilia-Romagna ha messo in atto un monitoraggio microbiologico dei dispositivi in parola».

«Massima precauzione» In proposito, i responsabili del Dipartimento prevenzione e dell’Unità operativa rischio clinico dell’Azienda Zero, precisano che «pur essendo state messe in atto le indicazioni di sicurezza progressivamente trasmesse dalla ditta produttrice e l’aggiornamento/sostituzione dei dispositivi nel corso del 2017 per ridurre ulteriormente il rischio di contaminazione, nel principio di massima precauzione, è stato condiviso l’invio di un’informativa da trasmettere ai pazienti sottoposti ad intervento di chirurgia cardiaca con l’utilizzo dei dispositivi di cui sopra, dal 1 gennaio 2010 al 31 dicembre 2017 al fine della presa in carico dei casi potenzialmente sospetti», secondo modalità già definite per decreto dal direttore di Sanità e Sociale, Domenico Mantoan.

I decessi e le infezioni Ma qual è il quadro aggiornato della situazione? «Ad oggi, in Veneto, sono stati diagnosticati 16 casi di infezione batterica, di cui due con intervento cardiochirurgico eseguito in altre regioni» e a fronte di «oltre 30 mila interventi eseguiti dal 2010 nelle cardiochirurgie degli ospedali veneti, sono stati individuati 14 casi di infezione, di cui 6 decessi», dei quali ben quattro a Vicenza e uno ciascuno a Padova e a Treviso. E se la profilassi sconta i lunghi tempi d’incubazione del Chimaera (fino a sei anni), «tutti i macchinari in questione sono già stati messi in sicurezza e, in alcuni casi, sostituiti»; «Viene comunque data a tutti i reparti l’indicazione di collocare tali strumentazioni, di qualsiasi marca di fabbricazione essi siano, all’esterno della sala operatoria».

La causa al produttore Infine, l’accenno all’azione di responsabilità che fa eco alla scoperta, da parte della Food and Drug Administration americana, di un focolaio nello stabilimento tedesco che fabbrica i termoregolatori LivaNova: «Considerato che dati di letteratura hanno evidenziato che il Mycobacterium chimaera sembra essersi annidato già nel sito di produzione del dispositivi, quindi antecedentemente all’installazione in sala operatoria, la Regione si sta tutelando nei confronti della ditta produttrice».

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova